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la formazione domenicana
(Testo tratto dalla Ratio Formationis particularis delle Province Italiane)
Principi generali
La formazione ha lo scopo di permettere che i candidati alla vita domenicana possano acquisire le capacità e sviluppare le attitudini necessarie per dedicarsi al servizio di Dio e dei fratelli attraverso la pratica dei consigli evangelici e la vita apostolica nello spirito del nostro Ordine (cf. LCO 154).
Per raggiungere questo occorre tener presente che ogni corretto rapporto educativo è fondato sul principio che l'educando è il soggetto della sua formazione, e che l'educatore è al servizio di questo sviluppo-formazione.
Il candidato alla vita religiosa infatti è il primo responsabile della sua formazione (LCO 156). Egli deve tendere non solo a sviluppare le sue capacità umane, ma soprattutto le virtù morali e teologali, che gli permettono di poter seguire Cristo nella pratica dei consigli evangelici, attraverso la sua libera cooperazione con la grazia di Dio, in modo da tendere alla perfezione della carità secondo la modalità indicata dalle leggi del nostro Ordine (ST II H, 186, 3).
Siccome però l'esercizio di queste capacità si acquista solo progressivamente e faticosamente, il candidato ha bisogno di una guida spirituale che non solo lo illumini sui principi e sul significato della vita domenicana, ma che lo aiuti anche a servirsi dei mezzi naturali e soprannaturali necessari per raggiungere la piena maturità della forma di vita da lui scelta.
Affinché tali capacità si possano acquisire e perfezionare è necessario che educatore ed educando si sentano reciprocamente coinvolti in un corretto rapporto educativo; occorre inoltre da parte del candidato un effettivo spirito di obbedienza e di disponibilità nei confronti di chi lo deve istruire ed aiutare ad esercitarsi nella vita religiosa (LCO 187 § III; cf. ST II H; 186, 5).
Gli educatori, da parte loro, sono chiamati a collaborare con la grazia di Dio, per illuminare i candidati con la luce della dottrina da loro stessi acquistata alla scuola del Vangelo e della spiritualità domenicana e per guidarli con la testimonianza della loro vita (LCO 165 § II).
Guidare un candidato alla vita religiosa significa innanzitutto approfondire con lui il senso delle virtù teologali, in relazione ai doni dello Spirito Santo, per vivere nella pratica dei consigli evangelici e nello spirito delle beatitudini. Solo così, un'affettività matura, sostenuta dalla fede in Dio e dai doni dello Spirito Santo, permette di giungere con purezza di cuore alla visione e alla scienza delle realtà divine, mentre la povertà viene vissuta come esercizio della speranza cristiana e l'obbedienza come mezzo per tendere alla perfezione della carità.
Le virtù principali dell'educatore domenicano
Gli educatori saranno prima di tutto sospinti da una sincera carità verso coloro che sono loro affidati. Esercitando il servizio di guide alla vita religiosa, essi sono strumenti della divina misericordia, che con il suo amore attira gli uomini a partecipare alla sua bontà. Essi svolgeranno dunque il loro compito di illuminare, dirigere e correggere, animati sempre da un vivo desiderio di rendere partecipi gli altri dei tesori di dottrina e di spiritualità raccolti dalla Parola di Dio, dalla tradizione della Chiesa e da quella dell'Ordine.
Il servizio degli educatori richiede grande rispetto per la personalità dell'educando e consapevolezza che non si lavora spinti dal bisogno della propria realizzazione o per il proprio successo, ma unicamente per rendere gli altri partecipi dei doni ricevuti da Dio. Occorre dunque che essi offrano una testimonianza viva dell'umiltà che deve ispirare ogni forma di servizio nella vita domenicana.
La virtù specifica che l'educatore deve possedere è la prudenza, in tesa come capacità non solo di dirigere se stessi, ma di guidare anche gli altri in modo intelligente, riconoscendo e aiutando a riconoscere ciò che è utile e adatto alla loro formazione.
Primo dovere dell'educatore nella ricerca di questi mezzi e nelle scelte più importanti che è chiamato a compiere è di consigliarsi con chi condivide con lui la responsabilità della formazione. Così pure egli dovrà ascoltare il candidato prima di prendere una decisione che lo riguarda e consulterà la comunità per gli impegni che vanno assunti in comune. Ma in ultima istanza il giudizio e la decisione spetterà all'educatore. Per poter far questo, egli cercherà di acquisire progressivamente e di verificare periodicamente la sua capacità di valutare il comportamento delle singole persone e di ben comprendere le situazioni particolari in cui, sia lui sia il religioso in formazione, possono trovarsi.
Le virtù principali del formando
La formazione religiosa richiede la capacità di acquisire virtù e conoscenze che non sono ricavabili dalla sola esperienza, perché appartengono alla realtà soprannaturale. Per questo il candidato si rende disponibile ad ascoltare e seguire l'insegnamento e la guida degli educatori, che l'aiutano ad impostare la sua vita religiosa in spirito di autentica fede e carità (cf. LCO 187 § III).
Il candidato si forma quindi nella docilità all'ascolto intelligente degli insegnamenti che gli vengono offerti e nella disponibilità ad accogliere con spirito di obbedienza quanto gli viene richiesto, sapendo che da lui si attende una risposta attiva ed una pronta capacità di iniziativa.
La disponibilità del candidato all'ascolto e all'obbedienza sono fondate sulla consapevolezza dei propri limiti e sulla ragionevole convinzione che i suoi formatori sono più esperti e formati di lui. Inoltre, nella docilità, egli si prepara a mettere le sue capacità a disposizione della comunità e della predicazione, per realizzare la missione che l'Ordine è chiamato a svolgere nella Chiesa (cf. LCO 187 § III; ST II II, 49, 3).
La docilità del candidato si sviluppa in un clima di fiducia verso coloro che lo guidano. Riconoscendo negli educatori delle guide autorevoli, egli deve non sentirsi costretto od obbligato a compiere ciò che gli viene proposto, ma seguire volontariamente e fiduciosamente le direttive ricevute, nella convinzione che dalla sua capacità di esercitare un'obbedienza attiva deriverà il maggior bene possibile (cf. ST II II, 186, 5, 5m).
Tale atteggiamento di fiducia, conveniente ad ogni rapporto educativo, è tanto più necessario nella vita religiosa, dove si tende ad un fine soprannaturale, al servizio della Parola di Dio e della Chiesa (cf. 32).
La docilità e la fiducia però non devono portare ad atteggiamenti di passiva acquiescenza, né ad una supina esecuzione delle direttive o degli insegnamenti ricevuti. Il candidato infatti accoglie questi come mezzi per progredire in una conoscenza sempre più personale e profonda delle verità divine e in una esperienza di vita apostolica che benché comunitaria diventa, oggi, sempre più autonoma e complessa.
La gradualità nella formazione
Esercitare la formazione con spirito di servizio comporta che l'azione educativa sia commisurata alla personalità dell'educando, partendo dalle sue caratteristiche e dal suo grado di preparazione e sviluppo.
L'educatore eviterà di sovrapporre la propria personalità a quella del candidato; piuttosto terrà conto di ciò che il candidato può effettivamente recepire e fare, partendo dal grado di maturità e di preparazione che egli possiede, aiutandolo a perfezionarsi secondo le linee di sviluppo che gli sono più congeniali. Questo, ovviamente, non significa che gli educatori debbano accondiscendere ai limiti e alle mancanze del candidato, lasciandolo così nella sua situazione iniziale.
La capacità dell'educatore inoltre non si limita alla semplice proposta dell'ideale di vita, ma si esprime anche nel guidare il candidato alla pienezza della contemplazione e dell'apostolato, in modo tale che egli possa acquisire gradualmente le capacità necessarie, secondo le sue attitudini e disposizioni.
Gli educatori nel programmare il loro lavoro e nei loro interventi tengano dunque presente sia il grado di maturità delle persone loro affidate, sia il tipo di cultura e di ambiente da cui provengono e le esperienze da loro compiute. Così pure tengano conto delle loro attitudini e predisposizioni per valorizzarle convenientemente.
Gli educatori infine hanno come loro principale responsabilità quella di educare il candidato alla vita domenicana, guidandolo progressivamente ad assumersi delle responsabilità, a sviluppare la sua capacità critica e a prendere decisioni adeguate in ordine al fine che vuole raggiungere e agli incarichi che gli saranno affidati. Per facilitare questa maturazione dell'autonomia psicologica del religioso in formazione, l'educatore deve saper realizzare una parziale ma progressiva diminuzione del suo influsso e dei suoi interventi educativi e ricorrere, in quest'arte difficile, all'eventuale aiuto di esperti nella formazione (W 87) e nelle scienze psicodiagnostiche (FP 44 e nota 9; cf. OGF 41).
Caratteristiche fondamentali della vita domenicana (cf. OGF 21)
Lo specifico della vita domenicana è l'unità dinamica dei suoi valori fondamentali, da riscoprire incessantemente e da realizzare sempre in modo nuovo (cf. OGF 21).
Vita comune: fraternità-convento
- Fiducia nell'uomo che con i fratelli cerca Dio; il religioso, terminata la formazione iniziale, è ritenuto maturo, perché capace di responsabilità nell'Ordine e nella Chiesa;
- valorizzazione della persona nella e attraverso la vita comunitaria;
- la vita comune domenicana è costruita insieme: «bonum enim quod communiter approbatur cito et facile pronzovetur» (cf. LCO 6); l'applicazione di Umberto de Romans di un principio del diritto romano (quod omnes tangit ab omnibus tractari debet) è un fondamento della nostra osservanza regolare, costruita insieme davanti a Dio (dimensione contemplativa) e davanti al mondo (missione e senso della storia) per la nostra santificazione e per la predicazione (che essendo il fine del nostro stare assieme è il punto di riferimento ultimo, anche se non unico, delle forme storiche della nostra vita comune).
Istituzioni: leggi-strutture
1. Le nostre strutture e le nostre leggi sono considerate dei mezzi per raggiungere il fine dell'Ordine (legge della dispensa);
2. viene richiesta una loro libera accettazione per sviluppare pienamente il dinamismo di Dio (doni dello Spirito Santo) nella nostra vita (leggi sotto pena);
3. esse sono costruite assieme (frequenza dei capitoli generali e provinciali) in rapporto alla nostra missione universale (esenzione) secondo le esigenze dell'ambiente socio-culturale;
4. la nostra quindi è una legislazione dinamica, in continua revisione (plasmabilità delle forme storiche che assumono gli elementi essenziali ed immutabili della nostra vita);
5. essa matura attraverso l'esperienza (necessità di tre capitoli generali; possibilità di tentativi provvisori: «cura ordinatione»);
6. gode di una certa autonomia, per la fiducia che la Chiesa ha sempre manifestato all'Ordine (leggi approvate e non confermate); per una particolare «consonanza» dell'Ordine con la Chiesa e una saggezza giuridica maturata nell'esperienza dell'universalità della sua missione.
Autorità: frate priore (non pater/abbas)
- I nostri superiori sono in genere eletti dalla comunità;
- il loro ufficio è temporaneo e con precisi limiti di rielezione per indurre ad una rotazione nel servizio al bene comune (compito specifico del superiore), dato che si presume che siamo uomini «più o meno uguali per capacità naturali e per virtù» (cf. S. Tommaso, Sententia Politicorum, II, 1; Leonina pag.123, 11.281-306; Marietti 183);
- il priore sia conventuale che provinciale è soprattutto l'animatore della comunità perché essa sia fedele al suo carisma e al suo progetto (LCO, atti dei capitoli, osservanza regolare);
- vi è nell'Ordine uno spirito di responsabilità condivisa (corresponsabilità di fronte al bene comune; partecipazione ai vari capitoli; poteri del capitolo conventuale) e una distribuzione generalizzata degli incarichi (fatta eccezione per quelli che il diritto comune riserva esclusivamente ai presbiteri);
- gli organi di governo più alti dell'Ordine e delle Province sono comunitari, ma l'esercizio quotidiano dell'autorità è personale (maestro dell'Ordine, priore provinciale...) in modo che sia possibile evitare sia gli individualismi riduttivi, sia le burocratizzazioni spersonalizzanti.
Austerità di vita: voti-osservanza regolare
- La nostra vita ha l'austerità propria di chi vuole seguire Cristo, consacrandosi totalmente a Dio (voti; ritmo quotidiano di preghiera);
- disciplinando il proprio ritmo e stile di vita (osservanza regolare);
- accogliendo i fratelli (superamento del soggettivismo) e in solidarietà con i poveri, gli emarginati e i dominati, vivendo così i voti anche nella loro dimensione sociale e apostolica;
- concentrandosi nella missione (ansia apostolica; studio).
Profonda vita teocentrica-contemplativa
Il primato assoluto di Dio nella vita e nel ministero apostolico del domenicano esige e comporta un raccogliersi su Dio, che si attua:
- nella quotidiana celebrazione comunitaria dell'Eucaristia e della liturgia delle ore. Questa intensa vita liturgica pone la comunità domenicana in continuo «ascolto» del suo Maestro e in sintonia con la Chiesa universale orante;
- nella preghiera personale, momento di assimilazione, ringraziamento e preparazione alla celebrazione liturgica;
- nello studio della sacra Scrittura;
- nel desiderio apostolico di cogliere e di servire l'azione dello Spirito nel cuore dell'umanità.
Fraternità diffusa: famiglia domenicana
- Il carisma di Domenico è un dono di Dio a tutta la Chiesa;
- in modi loro propri vi partecipano i frati chierici e i frati cooperatori, le monache e le suore, i membri degli istituti secolari, i presbiteri secolari e i laici.
Vita apostolica comunitaria
- La vita apostolica domenicana è comunitaria, non solo perché nasce e si sviluppa all'interno di una vita comune, che è già di per se stessa predicazione in atto, ma perché scaturisce da un' esperienza di salvezza vissuta nella fraternità conventuale ed è sostenuta e vivificata dalla tradizione mistica e culturale dell'Ordine;
- la comunità che ascolta la Parola e il mondo è poi la stessa che propone l'attività apostolica, vaglia, invia, collabora, prega;
- la vita apostolica si realizza inoltre in una collaborazione fattiva (predicazione comune, missioni, catechesi, giornate vocazionali...) e di preghiera con tutta la Famiglia domenicana.
Inviati alla Chiesa universale
Inviato al mondo con una missione universale voluta dal Papa. l'Ordine, sempre e in più modi itinerante, anche nello svolgimento particolare della sua vita apostolica ha presente il mistero della Chiesa universale che è sempre e dovunque missionaria.
Missione e sacerdozio specificamente profetici
- La professione solenne domenicana che unisce alla vita e alla missione del Cristo per sempre e nel modo più completo, impegna ogni frate predicatore «totalmente deputato all'evangelizzazione della parola di Dio» (LCO 1 § a partecipare alla missione profetica dell'Ordine;
- i frati chierici, che con l'ordinazione presbiterale diventano cooperatori dell'Ordine episcopale, hanno come compito specifico l'ufficio profetico: l'annuncio, con la loro parola e con l'esempio, di quella Parola che si fa anche sacramento per il compimento dell'edificazione del corpo di Cristo;
- i frati cooperatori esercitano in modo speciale il sacerdozio comune o con una diretta attività apostolica secondo la loro condizione di religiosi laici, o partecipando alla vita apostolica dei frati chierici, oppure aiutando nella vita e nel ministero della Provincia con la loro professionalità.
Missione sapienziale
- L'Ordine ha una missione sapienziale che nasce dallo studio soprattutto della Parola di Dio, ma anche di tutte le scienze (scoperte parziali della Verità)-, dalla preghiera, dalla contemplazione;
- sa di essere sempre preceduta dallo Spirito Santo;
2. per questo, nello svolgimento della sua missione sapienziale, l'Ordine è sempre attento a cogliere l'azione dello Spirito Santo nella vita delle persone, nelle culture e nella storia e tiene in particolar conto le diverse condizioni delle persone, di tempo e di luogo.
Vita apostolica alle frontiere
Questo servizio sapienziale (teologico, filosofico e scientifico) all'azione dello Spirito, impegna l'Ordine:
- ad essere soprattutto alle frontiere della ricerca teologica, della pastorale e del confronto tra le scienze e le culture;
- a mantenere viva un'attenzione particolare alla attività apostolica della Chiesa, che è eminentemente missionaria, in tutte le culture.
Continua revisione della nostra vita
1. Proprio in forza della sua specifica vocazione, l'Ordine è chiamato ad essere una presenza apostolica adatta ad ogni generazione in un mondo che cambia (cf. LCO 1 § VII). Il senso realistico, dinamico e positivo della storia, perché guidata dallo Spirito di Cristo risorto, gli permette di maturare una capacità di discernimento della salvezza operante nella vita degli uomini;
2. lo Spirito Santo, per salvarlo, trasforma il mondo rendendolo sempre più umano e cristiano, facendo sorgere in esso nuovi germi (segni dei tempi) che richiedono di essere percepiti, alimentati, purificati, sviluppati e difesi dalla nostra libera cooperazione;
3. questo senso della storia della salvezza permetterà di maturare l'intelligenza e il coraggio necessari per il perenne rinnovamento delle forme contingenti della vita comune e apostolica (cf. LCO 1 § VIII).
Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
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