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raimondo da capua
Molto conosciuta è la figura del beato Raimondo da Capua come direttore spirituale di S.Caterina da Siena e suo primo biografo, ma egli fu " prima di tutto modello religioso per i suoi fratelli nella famiglia di S.Domenico, quindi XXIII° Maestro generale e gran riformatore del suo Ordine e, fi nalmente, servo fedele e coraggioso difensore del Papa legittimo e dei diritti della S.Sede", come scrisse il Maestro Generale P. Andrea Frühwirth quando venne confermato il suo culto immemorabile da Papa Leone XIII, nel 1899. Raimondo nacque a Capua verso l'anno 1330 dalla illustre famiglia delle Vigne. Un suo antenato, immortalato da Dante nella Divina Commedia, fu Piero delle Vigne, uomo di grande ingegno e dotto giurista cancelliere dell'Imperatore Federico Il. Il padre di Raimondo fu Pietro III, consigliere del Re Roberto e giudice di primo appello. I due fratelli del Beato, Antoniello e Nicola, abbracciarono la carriera delle armi; la sorella Margherita contrasse un nobile matrimonio.
Raimondo aveva preso da sua madre, Donna Maria, quei tratti di dolcezza, misericordia, modestia e pietà semplice e profonda che ne caratterizzarono poi tutta la vita; da suo padre ricevette sicuramente quel culto della giustizia e del rispetto della legge che lo sostennero nella difesa dell'autorità, mantenendo però la giusta moderazione nelle forme, a cui si ispirò sempre la sua condotta. Stefano Maconi, discepolo dì S.Caterina, disse di lui:" .... Ho vissuto a lungo con lui e non ignoro la sua vita commendabile, le sue qualità che emanavano un profumo dì verginità e di nobiltà anche corporale di scienza e di altre virtù con le quali il nostro Signore Iddio si è degnato di renderlo insigne".
Nel centro di Capua sorgeva il Convento di S.Domenico, costruito al tempo di S.Tommaso d'Aquíno ed ingrandito ad opera del Re Roberto; esso era frequentato dalle famiglie più colte e ragguardevoli: si può quindi supporre che il piccolo Raimondo vi si recasse spesso in compagnia della madre e che nel suo cuore puro e retto nascessero i primi richiami della vocazione religiosa. A quindici anni fu inviato a Bologna per studiare Diritto Canonico i ma il progetto di Dio era un altro. In questa città, come egli stesso confessò più tardi, "miracolosamente chiamato da S.Domenico, entrai nel suo Ordine”. Si dedicò quindi con ardore ed assiduità agli studi sacri, dopo aver superato indenne il pericolo della peste che nel 1348 aveva causato un enorme vuoto nella popolazione dì mezza Europa, lasciando anche l’Ordine Domenicano privo di molti Religiosi. Insegnò in vari Conventi d'Italia senza omettere di attendere al ministero della confessione e della predicazione nel quale la sua vita esemplare, la dignità dei suo contegno, unita alla sua affabilità, gli assicurarono un frutto straordinario.
Gli fu affidata, nel 1363, la direzione del Monastero delle Suore Domenicane di Montepulciano e qui scrisse anche la vita della Fondatrice, S.Agnese Segni, interrogando alcune Suore che l'avevano conosciuta. Il Papa Benedetto XIII che nel 1726 canonizzò S.Agnese, proclamò "Beato" anche il suo fedele biografo, annunciando nella Bolla dì Canonizzazione: "Agnese ... ottenne per scrittore della sua vita l'autore medesimo di quella della Vergine Senese, il Beato Raimondo da Capua..."Si trova in questa righe un riconoscimento ufficiale della sua santità, anche se in forma indiretta.
Raimondo lasciò Montepulciano perché chiamato a Roma come Priore del Convento della Minerva, ma ben presto lo ritroviamo a Siena, con l'incarico di lettore; qui cominciò per lui una missione del tutto particolare ed inattesa: assistere, guidare, proteggere Caterina Benincasa nella sua vasta azione sociale per la pace delle città toscane, per il ritorno del Papa a Roma, per la riforma del cClero e l'unità della Chiesa.
Con la sua comprensione e il suo appoggio autorevole, egli favorì l'attuazione completa dell'opera della Mantellata che potè superare la forte opposizione del suo ambiente e condurre a termine i piani di Dio.
Del resto ella aveva insistentemente pregato la Vergine Maria per ottenere un Confessore ricco di santità, capace di preservarla da ogni traviamento, e la Madre di Misericordia glielo mostrò distintamente per la festa di S.Giovannì Battista del 1374,nella Chiesa di S.Domenico, dìcendole: "Non temere più, Caterina, perché Io ti do un Confessore secondo il mio cuore; è un uomo giusto, timorato di Dio, pieno di zelo e che ha per me il più grande amore". Raimondo ricevette l'investitura ufficiale, per questa sua delicata missione da parte dei Maestro Generale dell'Ordine dopo il Capitolo di Firenze e nel 1376 la conferma di essa dal Papa Gregorio IX, con un “Breve” indirizzatogli poco prima che lasciasse Avignone.
Da allora la vita dell'uno e dell'altra procedettero su binari paralleli, in un rapporto spirituale intenso, dove ciascuno traeva dall'altro quella comunicazione d’amore di Dio e delle anime che li rese fari luminosi per quei tempi bui. Caterina poteva rivolgersi a Raimondo, in una delle numerose lettere, dicendogli "Carissimo e dolcissimo Padre, e negligente e ingrato figliolo, in Cristo dolce Gesù..." perché considerava in lui sia il rappresentante della divina autorità sia il discepolo " della dottrina di Maria e dì quella della dolce prima Verità». Egli, dopo aver chiesto e ricevuto da Dio lume sicuro circa la via straordinaria e santa della sua penitente, tranquillamente la chiamava "Mamma" ed a lei ricorreva nelle varie necessità, conoscendo quanto fossero efficaci le sue preghiere presso il cuore di Dio.
Con suo grande rammarico non potè esserle vicino negli ultimi tempi, perché inviato come Legato Pontificio al Re di Francia dal Papa Urbano VI. Quando salì sulla nave, ad Ostia, Caterina andò personalmente ad accompagnarlo, pregò per lui e lo salutò con le lacrime agli occhi: sapeva che sulla terra non si sarebbero più rivisti. Raimondo, in realtà, non potè giungere in Francia: sì fermò a Genova a predicare la Crociata contro gli scismatici. In questo frattempo fu eletto Provinciale di Lombardia e come tale si preparò a partire per il Capitolo Generale che si sarebbe tenuto a Bologna. La mattina del 29 aprile 1380, mentre già stava per uscire con il suo bagaglio dal Convento di Genova, sentì in forma chiara nel suo cuore la voce di Caterina che díeeva: "Non temere: io sono qui per te; io sono in Cielo per te. Ti proteggerò e ti difenderò. Vai sicuro e non perderti d'animo: sono qui per te". Salendo a Dio, ella incoraggiava l'erede del suo spirito e lo istituiva continuatore della sua opera di riforma. Il 22 maggio Raimondo da Capua fu eletto 230° Maestro Generale dell'Ordine ed operò instancabilmente per ottenere l'unità della Chiesa sotto il Romano Pontefice, per la riforma dell'Ordine sconvolto dalle grandi pestilenze e dallo scisma e per la glorificazione di Caterina. Molto ebbe a soffrire per riportare la sua Famiglia religiosa all'osservanza regolare, per riedificarla come S.Domenico l'aveva costituita e ridarle lo splendore primitivo, salvandone l'unità. Molto viaggiò in Italia e in Europa, sia per il bene dell'Ordine che per gli incarichi dei Pontefice, sacrificando alla causa di Dio la sua tendenza naturale per una vita di silenzio, di studio, di assiduità ai divini Uffici, di predicazione diretta al popolo e ogni preoccupazione per la sua malferma salute.
Caterina continuava a comunicargli forza, zelo, conforto secondo ì pensieri che tante volte gli aveva espresso nelle lettere: "Confortatevi, carissimo Padre, nella dolce Sposa di Cristo, perché più vi abbondano le tribolazioni e l’amarezza, più la divina Verità promette di farvi abbondare la dolcezza e le consolazioni". Gli ultimi tempi della sua terrestre peregrinazione furono un periodo di purificazione e santificazione interiore in cui fece progressi singolari nello spirito di umiltà - che si pub definire la virtù maggiormente caratteristica in tutta la sua vita - di compunzione, di povertà estrema e reale, di pazienza nell'infermità che lo rese quasi paralitico.
Nello stesso tempo vedeva lo scisma della Chiesa ancor pii inasprirsi e questa prova morale dovette essere per lui ben gravosa.
Sì trovava nel Convento di Norimberga in Baviera, quando sentì venir meno le sue forze fisiche: morì il 5 ottobre 1399 e fu sepolto nella Chíesa dell'Ordine presso l'altare della Santissima Vergine.
Le sue reliquie rimasero a Norimberga più di un secolo, poi furono trasportate a Napoli nella Chiesa di S. Domenico Maggiore, dove tuttora riposano e sono venerate.
Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
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