Home » SANTI E BEATI DOMENICANI » BEATI DOMENICANI » Caterina da Racconigi
caterina da racconigi
Anche la Beata Caterina da Racconigi, paese che si trova nella pianura piemontese, non molto lontano da Torino, appartiene a quel gruppo di mistiche domenicane, umili terziarie che riproponevano con la loro vita il messaggio di S. Caterina da Siena, alle quali si è accennato su queste pagine parlando della beata Lucia da Narni.
Di lei hanno scritto già i contemporanei, insistendo forse un po’ troppo sui fatti soprannaturali che accompagnavano la sua esistenza, ma anche studiosi moderni si sono appassionati alla vita di Caterina e ne hanno presentato le vicende per dimostrare la sua alta spiritualità.
Dice di lei il Card. Maurilio Fossati, nella prefazione al libro di Giuseppe Capello, uscito nel 1947 per il 4° centenario della morte :
« La Beata Caterina non ha compiuto in vita gesta eroiche: è stata semplicemente una fanciulla e una donna vissuta sempre nella grazia di Dio, unita intimamente a Gesù, che l’ha favorita di doni particolari, ma soprattutto di sofferenze. Nata da genitori poveri, debole di costituzione per frequenti e gravi malattie…, consacratasi al Signore fin da piccola, seppe conservarsi pura in mezzo alle lusinghe e forte nel subire scherni e persecuzioni. Tentazioni terribili, oscurità profonde, incomprensioni da parte di religiosi del suo Ordine, angustie cagionate dal susseguirsi delle guerre: tutto servì a purificarla e renderla degna Sposa di Gesù crocifisso.
E’ solo per aver ascoltato l’invito del Signore, per essere stata fedele ai suoi insegnamenti che essa si è elevata al di sopra degli eventi, e che ancora oggi, questa figlia di un fabbro, riesce a commuovere intere popolazioni».
Caterina Mattei nasce a Racconigi da Giorgio e da Bilia Ferrari, “onesti e dabbene, nell’anno 1486, circa la natività di S. Giovanni Battista, tempo di tribolazioni e di guerre in quelle parti, nel qual tempo fu dato a saccheggio il detto oppido (cittadella fortificata), signoreggiando Carlo duca di Savoia e principe di Piemonte”: così annota il primo biografo, suo contemporaneo.
Il padre, aiutato da due figli, si guadagna da vivere nella bottega di fabbro, situata tra il canale e le mura, ma alla fine dello stesso anno vede la sua abitazione saccheggiata e distrutta dai soldati del duca Carlo, in una di quelle guerre che i signori del tempo scatenano facilmente per impadronirsi di nuove terre. Per la famigliola significa trovarsi nella miseria. “La casa è quasi senza tetto, tanto che la neve e la pioggia entrano dappertutto. Bilia, non avendo di che pagare una nutrice, fa portare la figliolina in braccio dal fratello Luigi lungo la contrada, cercando chi la possa allattare.” – ci informa il medesimo biografo. E quando la famiglia può ritornare nella vecchia casa, Caterina, di circa quattro anni, “vedendo due immaginette rovinate dalla pioggia e sentendosi qualche volta mancare il necessario per vivere, si rivolge con fede a Dio e prega per trovare aiuto in tanti disagi, fiduciosa che Dio avrà cura di lei, poiché “l’ha creata a sua immagine e somiglianza.” Fin da allora si imprime nel suo animo l’invocazione che crescendo le diverrà abituale sulle labbra e che in una visione mistica vedrà incisa nel suo cuore: “Iesus, spes mea!”
L’estrema povertà rende facilmente irritabile la mamma, che un giorno mal sopportando un ingiusto rimprovero del marito, abbandona la famiglia e va a vivere per qualche tempo da un fratello, lasciando la bambina sola ed angosciata “a mangiare il pane del dolore non senza acqua di lacrime”.
Caterina cerca presto il modo di guadagnarsi da vivere e di aiutare il povero bilancio familiare: impara a tessere i nastri di seta, lavorando anche di notte, e tiene in ordine la casa, cercando di venire incontro alle necessità dei familiari e di che è più povero di lei. L’unico suo punto di appoggio è Cristo crocifisso che ama con tutta se stessa: a lui si affida e da Lui riceve aiuto e conforto, anche attraverso comunicazioni celesti che la illuminano sul cammino da percorrere e rendono il suo amore sempre più appassionato. Come la santa senese, anche Caterina vive durante la sua esistenza l’esperienza mistica dello sposalizio con Cristo, del cambio del cuore, della comunione ricevuta in modo miracoloso, dei colloqui intimi e familiari con Gesù…
A tredici anni fa voto di verginità e consacra la sua vita al Signore, impegnandosi a praticare le virtù cristiane in tutta la loro radicalità. Ama la preghiera e la solitudine; per custodire meglio la sua verginità, evita di uscire con la mamma anche se si tratta di andare in chiesa, al punto da far credere che sia una ragazza priva di…devozione.
A vent’anni rinnova l’offerta totale di sé a Dio attraverso le mani di Maria S.ma, alla presenza di S. Gerolamo, S. Pietro martire domenicano e S. Caterina da Siena, suoi speciali protettori fin dall’infanzia. Comincia per lei un periodo di grandi lotte con il demonio, che sempre riesce a respingere e a smascherare quando si presenta in apparenze ingannevoli, e con gli uomini che si illudono di convincerla facilmente ad acconsentire al matrimonio.
Ad un certo punto, ritiene utile fuggire di …casa, valicare le Alpi e cercare un monastero solitario per vivere sola col suo Sposo: una notte fredda di novembre si alza per partire, provvista unicamente del Crocifisso, ma subito ode la voce dello Sposo :«Fermati, dove vuoi andare? Non voglio che tu parta!» e capisce che la sua missione è restare in mezzo agli uomini e lavorare per la salvezza delle anime.
Intorno ai trent’anni riceve il dono delle stimmate e della corona di spine sul capo, mentre fin da piccola ha avuto il dono di partecipare alla sofferenza di Gesù portando la croce sulla spalla sinistra, che poco a poco si piega sotto quel peso e rimane più bassa dell’altra. La sua sete di patire per Gesù per dimostrarGli tutto il suo amore le fa accettare col sorriso non solo i patimenti fisici, ma anche le pene morali procurate da persone malevole nei suoi riguardi, che usano le calunnie per diffamarla e la accusano di stregoneria presso il tribunale dell’Inquisizione di Torino, dove, però, viene riconosciuta la sua innocenza.
Il 22 dicembre 1513 veste l’abito di terziaria domenicana, come le aveva promesso la Madonna ventitré anni prima apparendole vestita di bianco con un manto nero. La sua speranza è stata messa a dura prova in questi anni, perché a Racconigi ci sono già conventi di altri Religiosi e i domenicani non sono desiderati. Ma alfine, il principe Claudio di Savoia fa costruire un convento proprio per i Frati predicatori e Caterina vede il suo sogno realizzato, nonostante tante contrarietà. Con lei diventano terziarie domenicane due amiche, Suor Osanna e Suor Colomba: insieme formano una piccola Betania di semplicità e di preghiera.
Con la preghiera, la penitenza e la sua parola illuminata conduce a Dio innumerevoli anime che si trovano in stato di peccato; molti ricorrono a lei per un consiglio o un aiuto, e per ottenere guarigione dalle malattie, conoscendo i doni mistici di cui è favorita e la potenza della sua intercessione presso il Signore. Riceve frequenti visite dal principe Claudio, dal conte Gianfranco della Mirandola, che ne scrive in seguito la vita; va da lei anche il vescovo di Marsiglia, Claudio di Seyssel, e resta ammirato per la sua saggezza e le sue virtù.
Ma appena muore il principe Claudio, suo benefattore, una vera persecuzione si scatena contro di lei, anche ad opera di confratelli e consorelle; Caterina, con grande afflizione del suo cuore, decide di lasciare Racconigi. Vende la casa; offre parte del ricavato alla Chiesa di S. Vincenzo Ferreri per la costruzione della Cappella del Rosario e si rifugia a Caramagna, dove è conosciuta e ben accolta dalla popolazione, ma si trova senza appoggi e senza guida spirituale, come in un vero esilio. Infatti è stato proibito al suo confessore, fra Agostino da Reggio, e a tutti i religiosi dei conventi della Provincia di avvicinarla. Ma Dio viene incontro alle necessità della sua Sposa: dopo un po’ di tempo fra Agostino può ritornare ad essere suo confessore; anzi, in seguito ad una caduta che gli procura gravi lesioni, viene ricoverato nella casa comprata dalla beata per sé e per le altre terziarie, e vi rimane fino alla morte.
Nel 1534 giunge a Racconigi un giovane domenicano di Garessio (altro paese del Piemonte), fra Pietromartire Morelli, il quale fa spesso visita a Caterina e le raccomanda ripetutamente di pregare perché il suo paese sia salvaguardato dai saccheggi e dalle disastrose conseguenze della guerra tra Carlo V, re di Spagna, e Francesco I, re di Francia, che hanno fatto di quella regione un campo di battaglia per i loro eserciti.
Caterina conosce non solo le devastazioni prodotte dal passaggio delle truppe soldatesche, che lasciano dietro di sé fame, miseria e pestilenze, ma anche il danno che ricevono tante anime che giungono impreparate al tribunale di Dio e per la salvezza di esse offre terribili espiazioni.
Per dono di Dio Caterina è sovente a conoscenza di eventi futuri che ella predice allo scopo di ricavarne un bene per le anime, anche se non sempre viene ascoltata.
Nel 1546 si reca a Garessio e in casa del notaio Antonio Torelli detta il suo testamento, col quale dichiara di voler essere seppellita nella chiesa del Convento domenicano di S. Vincenzo Ferreri del paese di Garessio: i frati di quel convento le hanno sempre dimostrato benevolenza e P. Morelli in particolare si è sobbarcato a molti faticosi viaggi per curare la piccola comunità di terziarie a Caramagna. Ora, poi, che è morto P. Agostino da Reggio, è diventato lui il suo confessore e per lui Caterina sente viva riconoscenza.
Tornata a Caramagna, ella si ammala nuovamente: è consapevole che si avvicina l’ora della sua morte e che per la sua malattia non ci sarà rimedio umano; offre incessantemente preghiere e dolori in unione alla Passione di Cristo a beneficio delle anime. P. Morelli giunge presso di lei nella primavera del 1547 e si ferma fino ai primi di agosto; le amministra il S. Viatico e il sacramento degli infermi, ma non può esserle vicino al momento della morte, che avviene il 4 settembre.
Viene sepolta provvisoriamente a Caramagna, in attesa di poterne trasportare la salma a Garessio, secondo la sua volontà. Tale adempimento sarà effettuato nel febbraio 1548.
Le sue spoglie riposano ora nella ricostruita chiesa di S. Domenico, divenuta parrocchia, dentro un’urna preziosa che lascia scorgere la beata vestita dell’abito di terziaria domenicana.
Il suo culto viene approvato da Papa Pio VII il 9 aprile 1808.
Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
Newsletter
Iscriviti gratuitamente per ricevere le nostre news.
Iscriviti gratuitamente per ricevere le nostre news.