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domenico uomo dello spirito
di sr. Rosina Barbari
Pensare S. Domenico come uomo dello Spirito, come un dono della grazia di Dio, è forse meno evidente che coglierlo come uomo totalmente consacrato a Cristo. Infatti così ce lo presentano le fonti: « Ovunque si manifestava come uomo evangelico, nelle parole come nelle opere » (Lib., n. 104).
Ora vogliamo cogliere in S. Domenico quel segreto e quella forza interiore che lo animava e che lo ha consacrato uomo del Vangelo.
Domenico è colui che « prese l'ufficio del Verbo », colui cioè che incarnò il dono della Parola.
L'Incarnazione è la pienezza verso cui converge il disegno eterno di Dio e la storia di ogni uomo, e lo Spirito Santo, nel silenzio del mistero trinitario, ha realizzato questo evento. È l'azione dello Spirito Santo che ha generato in Maria il figlio di Dio e ha rivelato al mondo la Parola; è lo Spirito Santo che ha preparato la venuta del Messia rendendo Giovanni Battista il testimone della luce; è ancora la stessa azione dello Spirito Santo che, nel dispiegarsi della storia, ha scelto un uomo, Domenico di Gusman, e ne ha fatto l'« amico dello sposo » che, contemplando la comunione d'amicizia delle tre Persone divine, vuol partecipare tale ineffabile dono di vita ad ogni uomo che incontra. Lo Spirito d'Amore ha acceso in Domenico il fuoco della Misericordia di Dio, che lo ha reso appassionato della Verità e ha sucitato in lui, come risposta al dono accolto quale tesoro prezioso del proprio vivere, « uno straordinario e quasi incredibile desiderio della salvezza di tutti » (Lib., n. 34).
L'appassionata preghiera di S. Domenico per i peccatori è l'eco del cuore di Dio, è il diffondersi del grido dello Spirito Santo che geme e soffre affinché ogni uomo accolga il dono divino e si apra alla vita di figlio di Dio. Domenico nella sua vita di amicizia con lo Spirito di verità, scruta le profondità divine ed accoglie quel mistero d'Amore e di vita che Dio comunica a ciascuno, cuore a cuore. Egli vive nel «vento» dello Spirito che investe ed abbraccia ogni uomo e lascia che i suoi occhi siano trasformati in occhi di Dio, le sue mani in mani di Dio, le sue parole in Parola di Dio.
S. Domenico non è uomo solitario: il suo cuore infatti batte nella Chiesa, nella comunità sposa di Cristo e in essa egli diviene la «casa» in cui il fuoco della Pentecoste rinnova l'uomo interiore e lo invia al mondo affinché l'annuncio della parola di salvezza generi nuovi figli.
Oggi la stessa azione fecondatrice dello Spirito Santo edifica in ogni figlio e figlia di S. Domenico una dimora in cui trovi alloggio la Parola; oggi la vita stessa di Dio fa nascere in ciascuno di noi l'uomo nuovo immagine del Vangelo; oggi lo stesso dono d'amore fa di ogni nostra comunità una casa in cui risuona e da cui si diffonde l'annuncio della Parola di salvezza.
II dono di S. Domenico è ancora vivo, e il soffio dell'Amore di Dio gonfia le nostre vele e conduce la nostra vita a donarsi per l'annuncio del Regno.
Domenico animato dallo Spirito
« Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme» (Lc 9,51). Quel « decisamente » sottolinea la precisa volontà di Gesù a compiere fino in fondo la missione per la quale era venuto. E nulla lo può distogliere dal perseguire questa meta. Un'altra traduzione dello stesso testo di Luca porta queste parole: « Ora avvenne: mentre stavano per compiersi i giorni del suo essere levato, allora egli indurì il volto per camminare verso Gerusalemme ». Il verbo « indurire » significa rendere saldo, stabilire in modo fermo e irrevocabile. Indica quindi la ferma decisione di Gesù, la direzione precisa del suo cammino che è nella linea dell'obbedienza all'amore del Padre, che è determinazione nella mansuetudine e nella tenerezza senza condizioni fino a consegnarsi ai fratelli.[1]Anche Domenico « era di animo così deciso nelle cose che secondo Dio aveva giudicato giuste e ragionevoli che mai o quasi mai consentiva di cambiare una decisione presa dopo un maturo esame» (Lib. n. 103). Le sue non sono mai decisioni affrettate, prese sotto l'emozione della situazione presente, sotto la spinta a volte incalzante degli eventi; sono maturate nel silenzio e nell'umile ascolto dello Spirito, nella richiesta continua e implorante della Sua luce, nella fiduciosa certezza che la potenza di Dio agisce nella povertà della sua persona.
«Non contradditemi, so bene quel che faccio» (Dep. di fra Giovanni di Spagna). Da dove possono venirgli queste parole così autorevoli, questa decisione così audace e risoluta di disperdere i suoi frati proprio ora che si è appena costituita la prima comunità? Anche attorno a Domenico c'è chi non comprende, ma Lui sa che va bene così. Il suo segreto è l'apertura totale allo Spirito perché possa riempirlo del desiderio di Dio, perché possa esprimergli i suoi stessi desideri. « Lo Spirito soffia dove vuole, ma non sai di dove viene e dove va » (Gv 3,8). «Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto... » (1 Re 19,12b‑13a). Per cogliere il passaggio del Signore bisogna saperlo attendere, essere pronti perché egli certamente viene e non delude coloro che lo attendono.
« Non contradditemi, so bene quel che faccio ». Non è l'imposizione di un comando, bensì la calma serena di chi, nelle notti trascorse ai piedi dell'altare, ha ascoltato a lungo; di chi ha fatto della preghiera un momento d'incontro; di chi ha osato guardare la realtà e, scrutando i cuori degli uomini con uno sguardo puro, è riuscito a scorgere i segni di una Presenza; di chi ha lasciato cadere le proprie paure e incertezze fidandosi di una Parola che, a volte, nonostante noi, agisce.
« Passando un'altra volta per un luogo nel quale sospettava che gli fosse stata posta un'imboscata, continuò ad avanzare speditamente, cantando» (Lib. n. 34). Domenico non teme neppure la morte, anzi, avanza deciso incontro ad essa, se questo è l'incontro che il Signore gli ha preparato. Non torna indietro, avanza con lo sguardo interiore fisso alla meta, avanza cantando perché sa che tutto è nelle mani di Dio: la sua vita, la sua missione, le persone che ha accanto, e tutto è fonte di gioia perché inserito dentro una storia che ha i contorni più grandi rispetto a quella che pensiamo di conoscere: la storia che Dio, venendo incontro all'uomo nel suo Figlio, vuol costruire con ciascuno di noi. Niente può far desistere Domenico, niente lo può fermare. La sua vita è continuo andare, è allenamento del cuore e della mente; è il continuo cercare, al di là delle apparenze, il desiderio profondo degli uomini che incontra: desiderio che, se coltivato, permette l'incarnazione di Dio nell'orizzonte delle nostre quotidianità.
Sr. M. Rosina Barbari
Spirito e parola in san Domenico
Mentre l'uomo di Dio Domenico era a Roma ed effondeva le «sue preghiere dinanzi a Dio nella basilica di S. Pietro per la conservazione e la crescita dell'Ordine che la potenza di Dio propagava mediante le sue fatiche, la mano di Dio si posò su di lui. Domenico vide comparire Pietro e Paolo circonfusi di gloria. Il primo, Pietro, gli consegnò il bastone; Paolo, il libro. E tutti e due soggiunsero: 'Va' e predica, perché Dio ti ha scelto per questo ministero". E in quell'istante parve a Domenico ,pii vedere i suoi figli sparsi per il mondo, che andavano a due a due a predicare al popolo la parola di Dio »[2].Il racconto di Costantino d'Orvieto è significativo per cogliere le caratteristiche della vocazione di S. Domenico, vocazione custodita dall'eternità nel cuore di Dio e che continua ancora oggi a farsi storia nella risposta generosa di tanti figli e figlie. Gli apostoli Pietro e Paolo, oltre a rappresentare l'istituzione e la dottrina, sono nella Chiesa primitiva le colonne dell'annuncio evangelico[3] . Alla Chiesa radunata dopo la Pasqua, sulla quale a Pentecoste è effuso in abbondanza lo Spirito Santo, si aprono le due grandi strade della evangelizzazione: il messaggio di salvezza annunciato al popolo d'Israele attraverso Pietro e lo stesso messaggio rivolto ai pagani attraverso Paolo. Lo Spirito Santo, che aprì le vie dell'annuncio del Vangelo ai primi missionari, riversa in seguito nel cuore di Domenico un amore ardente per la verità intesa come annuncio appassionato della persona del Cristo, unico Salvatore di tutte le genti; lo stesso Spirito spinge e invia il novello predicatore per un annuncio «urgente» della salvezza attraverso la Parola di verità. S. Domenico vede con lo stesso sguardo del Cristo gli eretici illusi dal loro falso credo e ne prova profonda compassione;[4] egli vive con l'intensità del martirio il progetto di farsi testimone di Cristo anche tra i Cumani per conquistarli al Vangelo[5].
Lo Spirito Santo ispira il progetto della predicazione domenicana sul modello della comunità degli Apostoli; in essa infatti è presente lo Spirito che guida alla verità (Gv 16,13‑15) e che attualizza la presenza del Cristo (Gv 14,15‑20). S. Domenico proclamala Parola come la « pienezza del tempo » in cui la persona di Gesù Cristo, nello Spirito Santo, invita ogni uomo a credere alla sua presenza di salvezza. Egli perciò sollecita i frati ad essere continuamente intenti alla preghiera e alla predicazione, di giorno o di notte, in casa o per via, affinché ovunque dispensino la Parola e parlino di Dio. Lo Spirito Santo non annuncia una nuova verità, ma attualizza, attraverso la parola degli apostoli, l'unico messaggio di salvezza che deve continuare a risuonare sulle strade del mondo (Mt 28,16‑20). E rende S. Domenico fondatore di un Ordine «totalmente dedicato all'annuncio della Parola di Dio »[6]. Il ministero domenicano della Parola è dono di vita, derivante dallo Spirito Santo, che « è Signore e dà la vita». Come attraverso la potenza creatrice dello Spirito, Cristo si fece carne nel grembo di Maria, così ancora oggi la stessa potenza d'Amore rende presente in ogni comunità domenicana la Parola di salvezza affinché essa sia madre che genera nuovi figli alla fede, grembo che accoglie ogni uomo per condurlo all'incontro‑esperienza del mistero di Dio Trinità, Dio Amore.
Lo Spirito Santo nella vita comune domenicana
Nelle prime Costituzioni dell'Ordine dei Frati predicatori troviamo che S. Domenico chiedeva due cose ai novizi, prima di accoglierli nella famiglia religiosa da lui fondata: l'obbedienza e la vita comune. La vita comunitaria è pertanto un elemento fondamentale del progetto di S. Domenico ed egli stesso lo considera come intimamente associato alla Parola del Vangelo e alla sua esperienza personale.
Quando era canonico presso la cattedrale di Osma, aveva potuto sperimentare il valore della vita comune per coloro che il Signore chiama alla sua sequela. La vita dei canonici era infatti fondata sulla Regola di S. Agostino, la quale proclama che la radicale appartenenza di ognuno a Cristo è anche appartenenza alla comunità, proprio per il dono dell'Amore che il Signore ha elargito ad ogni fratello.[7]
La vita comune non è solo dono di Dio, ma anche vita ed esperienza del Suo stesso essere, che nella sua intimità e profondità « è Amore » (1 Gv 4,8). Il dono reciproco del Padre e del Figlio, all'interno del mistero trinitario, dà origine alla persona Amore che è lo Spirito Santo: Egli è l'espressione personale di questo continuo donarsi di Dio.
Nello Spirito Santo inoltre la vita divina si fa dono e partecipazione, scambio d'Amore tra le persone divine ed ogni creatura[8].
È Dio stesso che ha scelto e voluto rivelarsi all'uomo come comunità d'Amore. Il Padre infatti ha inviato il Figlio affinché radunasse attorno a sé la comunità dei discepoli di cui Egli stesso fosse modello attraverso il dono pasquale della sua vita (Gv 13,1‑18; 15,1‑17). Il dono dello Spirito Santo è effuso nel cuore dei battezzati affinché essi, in ogni tempo e luogo, abbiano accesso al mistero di Dio attraverso la Chiesa. La Chiesa e ogni comunità diventano così luogo della salvezza e realizzazione della più alta vocazione dell'uomo: la comunione con Dio e con i fratelli [9].
S. Domenico ha avvertito ancor più fortemente la necessità della vita comune quando ha iniziato la sua attività apostolica. Egli vedeva infatti nella comunità degli apostoli il modello ideale di comunità per i suoi frati: coloro che intendono annunciare la Parola, devono imitare lo stile di vita degli apostoli (Mc 3,13‑14).
Nella prima comunità infatti è operante come principio d'unità lo Spirito del Cristo risorto. Essere un cuore solo ed un'anima sola significa vivere insieme per comunicare insieme il dono della Parola; significa condividere il dono della propria vita e del proprio servizio per generare insieme la fede, per suscitare insieme la speranza, per far crescere insieme l'Amore (At 4,32‑35).
Lo Spirito Santo è anche unità nella diversità e la sua presenza rende ogni comunità una realtà dinamica e feconda; Egli suscita accoglienza ed apertura, scambio di doni e di esperienze, varietà di servizi e di risposte [10].
La vita comune diventa così rivelazione della stessa vita trinitaria. Lo Spirito Santo manifesta ad ognuno che la realizzazione della propria esistenza sta nell'essere dono, nel non appartenersi, nel non chiudersi nella conoscenza individuale del mistero di Dio.
Nel progetto di S. Domenico la vita comune è essenziale perché in essa lo Spirito Santo rende presente ed attualizza, attraverso il dono dell'amore reciproco, la salvezza che Cristo ha voluto per ogni uomo.
Lo Spirito Santo infine, con la forza del Vangelo, rende sempre giovane ed attuale il messaggio di salvezza, affinché ogni uomo possa scoprire nella comunità il volto del Dio dell'Amore.
Lo Spirito Santo nello studio del domenicano
« Lo studio è una strada per la santità, che, apre i nostri cuori e le nostre menti verso gli altri, costruisce la comunità e ci forma come coloro che proclamano la venuta del Regno » [11].Lo studio e una strada per la santità…L'esperienza spirituale di S. Domenico comincia a formarsi e si concretizza, attraverso gli studi teologici, a Palencia dove egli «passò quattro anni durante i quali, con tanta assiduità ed avidità, beveva ai rivoli della Sacra Scrittura, e per la sete d’imparare passava le notti quasi insonni» (Lib 7).
Lo Spirito Santo plasma S. Domenico ad immagine della Parola contemplata, rendendolo attento ascoltatore del messaggio di salvezza; ne costruisce la santità mediante l'« attesa della Parola » che continuamente gli svela il volto di Dio e lo apre al dono di ciò che ha ricevuto: «E le cose che imparava con tanta facilità le irrigava con i sentimenti della sua pietà, facendone germinare opere di bene » (Lib 7).
Lo studio apre i nostri cuori e le nostre menti verso gli altri... Lo studio che S. Domenico ha voluto per i suoi frati, il suo desiderio ardente di edificare comunità che fossero centri di studio, la dispensa dalle osservanze regolari per favorire lo studio e la predicazione, trovano le loro radici nell'esperienza dei due discepoli di Emmaus (Lc 24,13‑35)[12] che, al termine del giorno di Pasqua, delusi e privi di qualsiasi senso da dare alla vita, incapaci di credere ad un futuro loro promesso, sono invitati dallo stesso Signore risorto a contemplare il mistero della salvezza attraverso le Scritture.
Lo studio domenicano trova il suo motivo più profondo nel dono del Risorto: lo Spirito di Verità che guida a comprendere, che suscita adesione, che invita a credere presente la Parola di salvezza (Gv 16,5‑15), che sostiene l'annuncio della Parola stessa ed estende ad ogni uomo il dono della salvezza, rendendo presente il mistero pasquale di Cristo (Mt 28,16‑20; Mc 16,15‑20), illuminando l'intelligenza e scaldando i cuori (Lc 24,32).
Lo studio costruisce comunità... Ogni figlio di S. Domenico è chiamato a scrutare il disegno di Dio, rivelato oggi nella storia per la salvezza propria e per quella dell'umanità. Lo Spirito Santo non illumina solo circa la dottrina od i costumi, ma rende feconda la Parola creando ciò che Essa annuncia. Egli edifica e 'costruisce nella comunione perché la Parola di salvezza ci fa appartenere gli uni agli altri, ci dispone a cercare insieme quella libertà che fa liberi, ci rende portatori della Parola di salvezza ed artefici di unità nella diversità di ogni fratello e sorella che incontriamo nel cammino.
Lo studio ci forma come coloro che proclamano la venuta del Regno... e pone in noi il dono di un futuro nuovo. Come alle origini del mistero della Redenzione lo Spirito Santo ha realizzato l'Incarnazione del Figlio di Dio, così Egli rende presente nella persona di Cristo la pienezza dei tempi verso cui tutta la storia del l'umanità è chiamata a convergere. La presenza dello Spirito di Amore ci fa scoprire chi siamo e ci proietta verso un « oltre » da realizzare. Lo studio ci aiuta a vedere nella realtà le tracce del passaggio di Dio e i semi da cui possono germogliare nuovi fiori, apre la nostra esistenza alla speranza, ci dona l'audacia di credere ad un futuro inimmaginabile e ci fa capaci di realizzarlo con la nostra vita[13].
Lo studio infine ci conduce a rivivere l'esperienza di Maria e ad esplodere nel suo canto di gioia e di lode; il Magnificat è infatti la risposta che lo Spirito Santo attualizza in ogni cuore che accoglie la Parola di Verità, è la rivelazione che l'opera di salvezza si realizza in ciascuno di noi, è il rendimento di grazie per tutte le meraviglie che Dio ha compiuto nella storia nostra e dell'umanità.
Lo Spirito Santo nel governo domenicano
La forma di governo voluta da S. Domenico per la sua Famiglia religiosa è certamente uno dei doni più caratteristici che egli ha lasciato all'Ordine. Anche se può sembrare in contrasto con l'idea piuttosto pratica ed amministrativa che noi abbiamo del concetto di governo, esso, in S. Domenico, si manifesta come il frutto di una vita animata dallo Spirito Santo, alla sequela di Gesù, la Parola incarnata, dono del Padre all'umanità.
È infatti quella storia di salvezza, nata nel cuore trinitario di Dio, che nel 1220 e 1221 ha condotto S. Domenico e le prime comunità dei suoi frati ai primi due Capitoli generali dell'Ordine, a Bologna, per dare vita, espressione e forma alle prime Costituzioni dell'Ordine domenicano[14].
Le prime Leggi sono perciò la manifestazione di un cammino a cui lo stesso Fondatore giunse al termine della sua vita. Esse sono il frutto di una esistenza fatta di ascolto, di faticosa ricerca, di abbandono, di solitudine, di confronto, di attesa. Esse nascono in seguito a dei « passi »: quei tanti passi che ricalcano le orme del Cristo, che corrono a proclamare l'annuncio di misericordia, che vogliono rendere presente l'anno di grazia, il tempo della salvezza.
Il carisma di S. Domenico, il dono dello Spirito Santo che ha fatto nascere un nuovo Ordine « totalmente deputato all'evangelizzazione»[15], giunge oggi fino a noi attraverso uno dei pochissimi testi scritti che lo stesso Fondatore ha voluto lasciarci in eredità. Il testo delle prime Costituzioni dei Frati Predicatori riflette pertanto l'itinerario formativo che S. Domenico ha tracciato per la sua intera Famiglia religiosa. Tra le righe'di quelle prime Leggi è custodito e interpretato un dono costantemente nuovo affinché ognuno di noi possa rispondere alle domande sempre attuali che il Signore continua a porre nel nostro cammino[16].
Il governo perciò diventa uno strumento attraverso cui la Parola può ancora farsi carne. La stessa Parola che lo Spirito Santo ha creato nel grembo di Maria, ora continua a diventare vita e storia sulle strade del mondo. La stessa obbedienza pasquale del Cristo L'immagine più viva del governo domenicano può essere allora quella dello Spirito Santo, la Persona «estasi», il dono senza tempo ed eternamente presente dell'Amore del Padre e del Figlio. Il governo domenicano è perciò, a sua volta, realtà che esce da se stessa, che crea spazi di ascolto della Parola di verità, di ricerca del bene comune e che raccoglie nella comunione la diversità delle persone. Il governo è quella realtà chiamata a farsi silenzio, a farsi obbedienza nel servire quel progetto divino tracciato e custodito nel cuore di ognuno, affinché «una» sia la missione pur nella diversità delle forme[17].
Lo Spirito di comunione è quindi la presenza costante ed animatrice del governo domenicano che si fonda ed è determinato dalla comunione di tutto l'Ordine attraverso la partecipazione e la responsabilità di ciascun membro. Responsabilità è inoltre un altro modo di dire fiducia, dono libero di sé nelle mani dell'altro, affinché il governo diventi un'educazione costante all'amore, quell'amore che nella Persona divina dello Spirito Santo è il frutto del dialogo eterno del Padre e del Figlio [18].
Responsabilità e dialogo costituiscono un cammino di ricerca senza sosta di parole di verità e di gesti di misericordia, in un confronto sempre aperto all'ascolto di Dio e dell'umanità. Il governo domenicano diventa così il mezzo attraverso cui ogni comunità si fa «casa» per ogni fratello e sorella, rifugio e salvezza per ogni uomo attraverso quel gemito inesprimibile dell'Amore divino che vuole condurre tutto e tutti alla felicità eterna nella patria trinitaria.
[1] ' Cfr. SILVANO FAUSTI, Una comunità legge il vangelo di Luca, E.D.B., Bologna 1994.
[2] COSTANTINO D'ORVIETO, Legenda, n. 25.
[2] COSTANTINO D'ORVIETO, Legenda, n. 25.
[3] H. VICAIRE, Storia di S. Domenico, Edizioni Paoline, Roma 1987, pp. 420‑421.
[4] GIORDANO DI SASSONIA, Libellus de principiis preadicatorum, n. 15.
[5] Atti del processo di Bologna, nn. 43 e 47.
[6] ALFONSO D'AMATO, Il progetto di S. Domenico, Edizioni Pro Sanctitate, Roma, p. 24.
[7] HUMBERT VICAIRE, Storia di S. Domenico, Roma 1983, pp. 87‑91.
[8] GIOVANNI PAOLO II, Dominum et vivificantem, n. 10.
[9] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA, La vita fraterna in comunità, n. 9.
[10] ALFONSO D'AIVIATo, Comunità e comunione nella vita domenicana, Bologna 1995, pp. 9‑20.
[11] La perenne sorgente della speranza. Lo studio e l'annuncio della Buona Novella, Lettera all'Ordine di Fr. Timothy Radcliffe.
[12] Cfr. HUMBERT VICAIRE, Storia di S. Domenico, Torino 1997, pp. 384‑385 e 470‑471.
[13] La perenne sorgente della speranza..., Lettera all'Ordine di Fr. Timothy Radcliffe.
[14] Per una descrizione più ampia dei primi due Capitoli generali: HUMBERT VICAIRE, Storia di S. Domenico, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1987, pp. 530‑561 e 620‑636.
[14] Per una descrizione più ampia dei primi due Capitoli generali: HUMBERT VICAIRE, Storia di S. Domenico, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano) 1987, pp. 530‑561 e 620‑636.
[15] Dalla bolla di Papa Onorio III del 1221.
[16] Cfr. C. AVAGNINA, « La misericordia in S. Domenico », in Fraternité Mère Gérine. Atti del I Convegno, Ariccia (Roma) 1993, pp. 20‑36.
[17] Cfr. Libertà e responsabilità domenicana. Verso una spiritualità del governo, Lettera all'Ordine di Fr. Timothy Radcliffe, pp. 5‑20
[18] Cfr. A. D'AMATO, Comunità e comunione nella vita domenicana, Bologna 1995, pp. 93‑103.

Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
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