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vir apostolicus
di Felicissimo Martinez Diez, O.P.
Quando scrissi il libro su San Domenico terminai pensando che il profilo umano ed evangelico di San Domenico avevano dato luogo al profilo apostolico. Oggi non sono molto sicuro. Quale fu l’esperienza apostolica che configurò il profilo umano e ed evangelico di Domenico. l’importante è comunque rilevare che questi tre elementi della personalità di Domenico sono strettamente uniti tra loro che non è possibile pensarli separatamente. Questo ci aiuta a risolvere un falso conflitto tra spiritualità e missione, vita contemplava e vita apostolica. La vita evangelica non è semplicemente una preparazione all’apostolato, né questa è semplice appendice della spiritualità. In Domenico, l’esperienza evangelica e la sua attività apostolica nascono unite, camminano unite e unite raggiungono la piena maturità. E’ molto importante tener conto di questo in questi momenti della Chiesa: ci sono troppe tentazioni spiritualiste e troppo tentazioni secolariste...! DOMENICO UOMO APOSTOLICO Così lo definisce la Chiesa. Così lo cantano francescani e domenicani nelle rispettive feste di Francesco e Domenico. «Seraficus Pater Franciscus et Apostolicus Pater Dominicus...» La tradizione di stare insieme, abbracciarsi e celebrare insieme non deve perdersi. Domenico non dedica alla sua attività apostolica il suo tempo libero. Egli è apostolo a tempo pieno, prega e predica, camminando per strade o insieme ai suoi fratelli. Dove si installa, egli è apostolo, un testimone del Vangelo nel quale crede e vive. Questo è chiaro perché: la fonte di ogni attività apostolica deve essere un’esperienza di Dio, la fede incrollabile nella forza salvatrice, liberatrice e gratificante del vangelo. Per questo egli prega, medita, contempla, fa silenzio, canta...nel silenzio della sua cella o del chiostro, nel coro di Osma o per strada. Conosce san Benedetto. E’ un maestro spirituale. Però non può tenerselo per se: egli deve raccontare ciò che ha visto e udito. Conosce anche sant’Agostino e la sua regola apostolica. Ma soprattutto conosce il vangelo di Gesù. Camminando ha visto molta ignoranza del vangelo e, di conseguenza molto sconcerto e sofferenza. Per essere felice bisogna ignorare il Vangelo di Gesù? O è vero il contrario? Egli ci prova: predicando il vangelo, forse, molte cose della chiesa e della società si potrebbero riparare. Dopo tutto, questa fu, la prima missione della Chiesa: annunciare il vangelo di Gesù con la parola e con la vita, verbo et exemplo dicevano i medievali. Predicare è la sua vocazione, questa è la sua missione, diceva della Chiesa Paolo VI, quando parlava della evangelizzazione. Questo vale anche per la Nuova Evangelizzazione così auspicata da Giovanni Paolo II. L’annuncio del vangelo è il nostro migliore ed efficace servizio reso all’umanità. Il vangelo non è solo per noi, è per tutti gli uomini e donne della terra. Essere apostolo è per Domenico una forma straordinaria di essere cristiano o di essere discepolo e seguace di Cristo. LA COMPASSIONE O IL CONTATTO CON L'UMANITÀ SOFFERENTE Questa è la fonte della vocazione apostolica di Domenico. Egli non l’ha inventata né vi arrivò per ispirazione divina. E’ dio che chiama e bisogna lasciarsi chiamare. Ciò che succede è che Dio chiama attraverso forme inaspettate, normalmente per mezzo dei clamori degli uomini. Mosé e Domenico Pensiamo per un momento alla vocazione di Mosé, di Geremia, di Isaia, di Amos, di Pietro e Paolo, meditiamoci sopra. Vale la pena soffermarsi su Esodo 3,7-10 : «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido...conosco infatti le sue sofferenze...Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. Ora va! Io ti mando dal faraone. Fa uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Il popolo che grida è la voce di Dio che chiama Mosé. Colui che desidera scoprire la sua vocazione, deve stare attento al grido del popolo. Ascoltato il suo grido, non ci sono scuse. La chiamata di Domenico nasce in mezzo al clamore degli uomini del Medioevo. La società grida per libertà, giustizia, partecipazione... La chiesa grida per la riforma e il ritorno al Vangelo. La vita religiosa grida per la povertà evangelica e per la vita comunitaria. E, soprattutto, i poveri gridano a Dio. Domenico ascolta queste grida e così scopre al sua vocazione apostolica, come Mosé. Lo zelo apostolico di Domenico I biografi sono unanimi nel dire che: “nessuno, più di Domenico, era zelante per la salvezza delle anime” tanto dei cristiani e dei saraceni. “desiderava andare nella terra dei cumani e in altri luoghi di gente infedele”. Durante la giornata nessuno così vicino agli uomini e alle donne. Egli va loro incontro e questo incontro rinnova la sua vocazione apostolica. “In ogni parte, la sua parola e la sua opera rivelavano il varon evangelico”. “Consacrava il giorno al prossimo e la notte a Dio...” Domenico va incontro agli uomini e alle donne del suo tempo. Vive intensamente le situazioni della gente, le interpreta alla luce del vangelo e così riscopre la sua vocazione apostolica. Dalla sua infanzia ha visto la povertà, l’ignoranza e la schiavitù della grande massa della società feudale. Ha preso contatti anche con gli ambienti della “reconquista” che regna sulla sua terra natia. Però non si è mai entusiasmato né con la reconquista, né con le crociate. Non reagisce come un militare, ma come predicatore. La strada dei segni Questo viaggio è provvidenziale e apre nuovi orizzonti per la vocazione apostolica di Domenico. Bisogna camminare per alimentare la vocazione apostolica; bisogna lasciare la propria terra, andare sempre oltre... Il viaggio nel Sud della Francia (Linguadoca) lo mette in contatto con l’eresia: mosso da compassione misericordiosa, considera le innumerevoli anime che vivono sotto la miseria dell’inganno. Cresce la sua vocazione apostolica. Vide anche l’esito dei predicatori eretici e cattolici. Non dovrà egli predicare con una vita più evangelica? Qui trova orientamento la sua vocazione apostolica. Sarà predicatore. Nell’altro estremo dell’Europa, Domenico incontra il mondo pagano che non ha mai sentito parlare del messaggio evangelico. Cresce la sua vocazione apostolica e la sua fiducia nella predicazione. In tutta la sua vita manterrà vivo l’ideale missionario, andare presso i cumani, anche se altre priorità glielo impediscono. Il compito resta per i membri della famiglia domenicana. Altri contatti missionari Domenico in Europa contempla un'Europa in crisi, bisognosa di riforma, una gerarchia scesa al compromesso con il potere politico e la vita rilassata... I contatti personali durante i suoi viaggi e le giornate apostoliche suscitano in lui la vocazione apostolica. Contatti con i compagni di viaggio, con le persone che lo ospitano, con i poveri, malati, studenti, con principi e gerarchi, con la massa. Qui Domenico ascolta le grida per il Vangelo. Il contato con l’umanità sofferente fa nascere in Domenico la sua vocazione apostolica. La chiamata di cristo si ode attraverso la storia degli uomini e delle donne del suo tempo. Questi sono le sfide della sua vocazione apostolica che si rinnova e cresce giorno per giorno. Non la riceve in un momento per sempre. Domenico sarà apostolo, predicatore, evangelizzatore. I suoi destinatari saranno coloro che si incontreranno al di là delle cattedrali dei chierici, del chiostro dei monaci e dei canonici, al di là della comunità dei battezzati. E’ quello che oggi chiamiamo predicazione di frontiera. FEDELTÀ AL MANDATO DI GESU’ NELLA CHIESA Domenico sa che è Dio che chiama, che la vocazione è una grazia, un dono. Il contatto con l’umanità sofferente lo obbliga a ricordare il mandato di Gesù: Andate in tutto il mondo e proclamate la buona novella ad ogni creatura. Colui che crede e sarà battezzato sarà salvato (Mc 16,15-16). La vocazione apostolica di Domenico non è decisione individuale e volontarista, che funziona a colpi di sentimento e di emotività. Non è un’affare di semplice generosità umana, anche se questa è importante. Bisogna rispondere di essa prima che Dio chiama. Nel silenzio e nella preghiera contemplativa Domenico assimila e interiorizza la chiamata di Gesù. Contempla l’umanità sofferente e contempla allo stesso tempo il Crocifisso, quando anch’egli si consegnò per la salvezza di tutti. Per lui, la vocazione apostolica acquista in Lui una forza speciale, una specie di impulso impellente: “Guai a me se non evangelizzassi”. “la carità di Dio ci spinge”. Domenico lo dice con la sua preghiera incessante: ”Che ne sarà dei peccatori!”. La duplice fedeltà La vocazione apostolica di Domenico è una risposta a due fedeltà: la fedeltà a cristo e la fedeltà agli uomini. Domenico guarda il dolore e il dramma dell’umanità e il dramma della Croce di Cristo. Contemplando la sofferenza dell’umanità, comprende il senso della Croce di Cristo. Contemplando il crocifisso comprende il significato della sofferenza umana. Pietro di Ferrand allude a queste due fedeltà quando spiega il gesto di Domenico che vende i suoi libri a Palencia: Decise con una sola opera di compiere, allo stesso tempo, i consigli evangelici e di rimediare le calamità dei prossimi moribondi. Questo è essere fedeli a Dio e al prossimo, al Vangelo e ai fratelli. Il Vangelo di Matteo e le Lettere di Paolo Sempre portava con sé e traeva consiglio dal Vangelo di Matteo e dalla Lettere di San Paolo. Studiava molto in essi; li conosceva quasi a memoria (fr. Giovanni di Navarra). Scelse lui questi libri del N.T.? Forse erano i libri del N.T. che aveva a disposizione. Allora i libri scarseggiavano. Bisognava scriverli a mano. Però fu una felice coincidenza: sono precisamente questi testi del N.T. che sottolineano la missione apostolica. Il capitolo 10 di Matteo è il capitolo della missione apostolica. Sicuramente era la lettura preferita di Domenico. Lo stile di vita apostolica che progetta si rifà sul testo di Matteo. D’altra parte, Paolo è il modello dell’apostolo e dell’evangelizzatore. Illuminato sulla strada di Damasco, tutta la sua vita sarà dedicata in seguito all’annuncio della Buona Novella, per questo fu inviato. “Va e predica”. La vita di Domenico è simile a quella di Paolo! Eccetto la scena di Damasco: non ci risulta che Domenico cadde mai da cavallo! Apostolo prima che fondatore Prima di tutto Domenico fu apostolo. Dopo, come conseguenza, fondatore. La sua vocazione di fondatore arrivò in seguito. All’inizio Domenico non aveva nessuna intenzione di fondare un Ordine, né sapeva come fare questo. Quando Domenico si trova a predicare in Francia e vede che la messe è molta comincia una campagna di promozione vocazionale: cerca compagni che condividano con lui il ministero della predicazione. Quando se ne rende conto, la prima comunità era già fondata. In seguito sarebbe stato importante scrivere uno statuto: prima bisognava avere una comunità; in seguito si sarebbero scritte le costituzioni o le regole o gli statuti. Le fondazioni negli scritti sono pericolose. Apostolo nella Chiesa I predicatori al tempo di Domenico non mancano, però la maggior parte erano liberi: eretici, monaci, laici e penitenti fervorosi. Vigeva una certa anarchia e scarso senso della Chiesa. Questo non convinceva Domenico. Egli pensava ad una predicazione ecclesiale (in medio Ecclesiae) e una predicazione della comunità. Domenico era profondamente legato alla Chiesa. Lo aveva acquisito come accolito con suo zio a Gumiel, come canonico di Osma, nei suoi viaggi a Roma e con il contatto con i fedeli, sacerdoti, vescovi, cardinali e papi. Sapeva bene che il mandato missionario o la missione apostolica si raggiunge solo attraverso la Chiesa. Non intese mai predicare senza la missione ecclesiale ne tanto meno contro la Chiesa. Fu amico di Diego, di Folco, di Innocenzo III, di Onorio III...e diceva ai suoi frati: “quando andrete a predicare, visitate prima il vescovo... Scelse la predicazione di una comunità: per questo nacque la famiglia domenicana. Perché né la morte di Domenico, né la morte delle generazioni successive potesse finire questo ministero essenziale nella Chiesa. Apostolo per l’annuncio del vangelo I sogni e le visioni profetiche sono frequenti nella vita dei santi medioevali. Hanno un grande valore simbolico. Nella vita di san Domenico, tutti i sogni e le visioni ci parlano della sua vocazione apostolica. La visione della madre Lo vide come un cane che incendiava il mondo con una fiaccola che portava in bocca. Il cane , nel Medioevo è il simbolo del predicatore. L’immagine è presa dal profeta Isaia. Quando i predicatori non predicano li chiamano i “cani muti”. Giordano ci spiega questa visione: questa immagine prefigurava che il figlio che doveva concepire sarebbe stato un insigne predicatore che, con la sua parola, invitava alla vigilanza delle anime che dormivano nel peccato e che avrebbe portato per il mondo il fuoco di Gesù Cristo. Lo vide anche con una stella sulla fronte. La stella è il simbolo della luce. Giordano lo spiega così: “Sua madre lo vide con la stella sulla fronte e questo prefigurava che sarebbe stato la luce dei popoli, illuminando coloro che giacevano nelle tenebre e nell’ombra di morte...” Pietro di Ferrand attribuisce questa visione alla sua madrina. Ma questo non ha importanza. Ciò che importa è che la visione delinea il profilo apostolico e la vocazione evangelizzatrice di Domenico. Lo stesso Domenico ebbe un’altra visione: Nella Basilica di San Pietro vide gli apostoli Pietro e Paolo. Pietro gli dava il bastone e Paolo il libro della S. Scrittura mentre gli dicevano: Va e predica, perché Dio ti ha scelto per questo ministero. E gli sembrava di vedere i suoi figli sparsi per il mondo, che andavano a due a due a predicare per il mondo la parola divina.” Innocenzo III vide in sogno che la Chiesa del Laterano stava crollando. Mentre contemplava tale rovina, vide l’apostolo di Dio Domenico, che sorreggeva con le sue spalle l’edificio perché non cadesse. E così confermò il progetto di san Domenico. L’annuncio della parola Tutte le visioni vanno nella stessa direzione: la vocazione di Domenico è la predicazione e l’annuncio della Parola. Era un ministero molto necessario a quel tempo, come del resto anche oggi. Domenico lo aveva imparato osservando l’ignoranza religiosa dei fedeli, gli effetti devastanti dell’eresia e la triste situazione dei pagani. Le tre situazioni erano dovute, secondo Domenico, all’abbandono della predicazione o alla deficienza della predicazione da parte della Chiesa. Domenico e i suoi, dedicheranno tutta la loro vita al ministero della predicazione. E’ il ministero più urgente e necessario, il più efficace per il rinnovamento della comunità cristiana. San Domenico lasciò il titolo di canonico per essere fra Domenico “umile ministro della predicazione” o “priore e maestro dei predicatori”. La fede raggiunta mediante la predicazione Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo. (Rm 10, 14-17). La fede è l’inizio della salvezza. Illumina il senso e il destino dell’esistenza umana. Offre la salvezza come grazia e riconciliazione. Apre l’uomo e la donna alla speranza e alla fiducia. Ci giustifica. Ci radica in Dio, roccia di salvezza. Domenico ricorda la nascita e la crescita delle prime comunità cristiane. Nascono dalla fede e crescono nella fede grazie al ministero della predicazione degli apostoli. Per questo Domenico si dedica a tempo pieno al ministero della predicazione, predicando o fondando l’Ordine dei Predicatori. E’ un servizio reso all’umanità. Non si complica la vita con i ministeri gerarchici, né si dedica al governo, ma si spende per predicare solo con l’autorità della Parola di Dio e della sua vita evangelica. Quando dovette governare frati o monache, fu per obbligo e perché altri glielo chiesero. Il suo ideale fu sempre quello di predicare. Non vuole complicarsi la vita in cose amministrative, ma vuole dedicare il suo tempo alla predicazione. Ricorda bene la scena degli Atti: Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense...Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola. (Atti 6,2-4). Non gli interessa tanto l’amministrazione dei sacramenti (eccezione fatta per la riconciliazione, che fu un ministero molto apprezzato da Domenico, perché lo creava un contatto personale nei momenti più decisivi). Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo...(1Cor 1,17). Il primo passo per la costruzione della comunità cristiana è la predicazione o evangelizzazione. Dopo verrà l’amministrazione dei sacramenti, che suppone la fede. Per questo Domenico si dedica alla predicazione a tempo pieno. Predica permanentemente: in cammino, in locanda, il chiesa, in piazza...; agli studenti a Bologna, ai contadini di Segovia, a prelati e principi, alla povera gente, a frati e monache, ai compagni di cammino... Una predicazione positiva o di salvezza Domenico annuncia la salvezza in cristo Gesù. Gli esseri umani hanno già molti problemi perché i predicatori ne trovino altri. La predicazione di Domenico è una predicazione piena di ottimismo teologico. Questo è un’aspetto essenziale e importante della spiritualità e della tradizione domenicana. I temi preferiti da Domenico sono: la persona di Gesù Cristo, la croce che redime, la salvezza, la grazia, l’amore e la misericordia di Dio. Non è una predicazione negativa, di anatemi, di minaccia, di precetti morali. Tale predicazione inibisce e paralizza, ma non converte, non è capace di generare la fede. A Domenico interessa creare l'esperienza della fede e della fiducia in un Dio di bontà. Per questo la sua predicazione è piena di speranza, di buona novella. La predicazione del vangelo è liberatrice. “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi”. Ravviva la speranza dei poveri, dei peccatori, dei prigionieri, degli eretici... E’ una predicazione profetica, che aiuta a discernere in ogni momento e in ogni situazione la volontà e le strade di Dio. Egli possedeva una dote naturale e una sensibilità speciale per conoscere le persone e calarsi nelle loro situazioni. Però denuncia tutto ciò che non è compatibile con il Vangelo. Predicazione di frontiera Questo è un aspetto fondamentale della missione domenicana. La famiglia domenicana ha raggiunto, oggi, la piena coscienza che la propria missione deve essere missione di frontiera. Domenico predica soprattutto a coloro che sono ai margini della società (poveri e schiavi) e della chiesa (peccatori, eretici, pagani). “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Egli porta con se, sempre, l’ideale di “andare a predicare ai cumani”. Come segno esterno Domenico si lascia crescere la barba. E’ la figura classica del missionario. UNA PREDICAZIONE ANIMATA DALLA VITA EVANGELICA La Parola di Dio è efficace per se stessa, possiede una sua propria autorità, a prescindere dalle debolezze del predicatore. Non può essere incatenata da nessuno e a nessuna cosa. Essa procede dalla forza dello Spirito, non dalle doti oratorie e retoriche o dalla vita virtuosa di chi predica. Però coloro che ascoltano la accettano più facilmente quando è accompagnata dalla vita evangelica del predicatore. Bisogna essere molto umili. A volte la forza della Parola di Dio viene annullata dalla non testimonianza dei predicatori o della comunità cristiana. Domenico ne era profondamente convinto. Qui la famiglia domenicana ha una grande responsabilità. La vita deve essere accompagnata dalla parola Nella storia dei profeti, la parola e la vita sono sempre in relazione. La parola profetica illumina la storia; essa rivela tutto il significato della parola. Nella vita di Gesù succede lo stesso: cominciò a fare e ad insegnare. Nel vangelo di Giovanni si nota con chiarezza: ogni discorso di Gesù è associato a un segno realizzato da Gesù. Moltiplica i pani e predica sul pane di vita. La forza della parola non dipende dal predicatore, però può essere invalidata dalla sua contro testimonianza o, al contrario, può essere autenticata dalla sua vita. Non annunciamo vane dottrine o teorie: annunciamo vita e per questo bisogna cominciare a mostrare in che cosa consiste la vera vita. Chi annuncia il vangelo deve vivere conforme al vangelo. Domenico apprese questo attraverso l’esperienza dei predicatori eretici e dei predicatori cattolici. L’esempio dei predicatori eretici Camminano a due a due, si spostano da una città all’altra in costante itineranza, vivono la povertà assoluta, senza euforia, con una sola tunica, senza denaro, scalzi...Risultato: hanno una grande capacità di convocare la gente. Forse Domenico si ispirò a questo stile di vita per predicare e per disegnare lo stile di vita dei Predicatori? Secondo Domenico ciò che manca agli eretici per essere veri predicatori, è la missione della Chiesa, è stare in comunione con essa, anche se essa ha molti difetti. Per gli altri, egli vuole imitare la vita apostolica, cioè, vivere lo stile degli apostoli: camminare a piedi, senza oro ne argento, accompagnati da coloro che condividono la sua missione, itinerando da città in città, seguendo cristo povero. Così Domenico annuncia ciò che sta vivendo. E’ la sola forma di credibilità. Il lamentevole spettacolo dei predicatori cattolici o l’abbandono della povertà Il testo che meglio riflette l’idea di Domenico su come deve essere la predicazione è quello di Giordano di Sassonia che narra della riunione di Montpellier dove si valutavano i risultati della predicazione cattolica. I legati pontifici, gli arcivescovi, i vescovi, e i grandi prelati si riunirono e invitarono Diego e Domenico. Diego “constatando il sontuoso apparato dei missionari e l’abbondanza delle loro provvigioni, dei cavalli e delle vesti” disse loro: Non così, o fratelli, non così, io penso che si debba fare. Crediamo che questi uomini non arriveranno mai alla fede con le sole parole, ma soprattutto con l’esempio. Vedete gli eretici, che simulando esempi di povertà e di austerità evangelica, seducono le anime semplici. Con uno spettacolo contrario edificherete poco, distruggerete molto e non assicurerete nulla. Ribattete un chiodo con un altro chiodo, opponete la vera religione ad una finta santità (Giordano, Libellus 20). L’esempio trascina I predicatori cattolici domandarono: Cosa ci consigliate?. Diego rispose: fate quello che mi vedrete fare. Ma cosa fecero Diego e Domenico? Diego rinviò la sua comitiva ad Osma. Restarono con lui alcuni chierici e anche Domenico che Diego stimava ed amava moltissimo. Lasciarono tutto tranne i libri per la preghiera, lo studio e la disputa. E “andando a piedi, senza denaro, con la povertà volontaria, cominciarono a predicare la fede”. E’ un momento decisivo, questo, per capire la vita apostolica di Domenico e, soprattutto, la fondazione dell’Ordine dei Predicatori. Dice ancora giordano: “Questo è Domenico fondatore e primo frate dell’Ordine dei Predicatori, che da questo momento cominciò a chiamarsi, non sottopriore, ma fra Domenico, uomo vero del Signore...” Durante gli anni che seguirono, Domenico praticherà uno stile di vita e di predicazione che saranno le basi della sua futura fondazione: predicazione itinerante, in povertà volontaria, ininterrotta, positiva e dottrinale, fondata sulla missione ecclesiale, sostenuta dalla vita evangelica. UNA PREDICAZIONE DELLA COMUNITA’ APOSTOLICA Ai tempi di Domenico la gente era stanca di tanto feudalesimo e di tanta gerarchia sociale. Invocava un po’ di democrazia, di partecipazione, di spirito comunitario. Come uomo del suo tempo, Domenico condivise questi ideali tanto che si plasmarono nel suo progetto di fondazione dell’Ordine. Senza dubbio, la fonte di ispirazione per la comunità desiderata da Domenico è da ricercarsi nella comunità apostolica degli Atti. L’imitazione della vita apostolica delle origini della Chiesa di Gerusalemme, fu il suo ideale: Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere...tutti i credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune...lodavano Dio e godevano della simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore, ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati. (Atti 2,42-47); Questo stile di comunità è la migliore testimonianza della predicazione. Predicazione e comunità Vivere in comunità e vivere come fratelli e sorelle. Vivere così è la prima forma di annuncio del messaggio cristiano, la predicazione più efficace. Domenico aveva fatto esperienza comunitaria nel chiostro di Osma: vita comune, preghiera comune, liturgia comune...Conosce molte comunità di monaci e monache e gli piaceva essere ospitato là dove suonava la campana o dove si udivano canti e salmi. Anche qui Domenico partecipa alla vita comune, alla preghiera comune, alla lettura spirituale e alla meditazione comune. Però non le vede come comunità apostoliche. Manca qualcosa. Domenico vuole una comunità dove si condivide la responsabilità della predicazione: una comunità di predicatori di strada, come la comunità apostolica, o di predicatori contemplativi. Qui si evidenzia la vocazione di fondatore in Domenico. E’ il risultato logico della sua vocazione apostolica. La fondazione dell’Ordine dei Predicatori è il frutto migliore e più fecondo della vocazione apostolica di Domenico. La comunità: primo predicatore Tutte le comunità domenicane, furono costituite da frati predicatori o di monache contemplative, erano chiamati Domus Praedicationis. Perché la vita comunitaria — fraterna o monacale — è la prima forma e la più efficace per annunciare il vangelo: “sarete miei testimoni’ (Lc 24,48). Una vera comunità cristiana è il luogo di salvezza, di libertà, di comunione, di condivisione, di riconciliazione, di compassione e misericordia, di mutuo servizio. Cos’altro è il regno di Dio? Qui tutti i membri della famiglia domenicana possono predicare, incluso i muti... In questa maniera, Domenico, chiude il ciclo della sua vocazione apostolica: dall’uomo evangelico sgorgò l’uomo apostolico, e questo si tradusse nel Fondatore dell’Ordine dei Predicatori e della grande famiglia Domenicana alla quale tutti apparteniamo.

Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
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