Messaggio di Pasqua del Priore provinciale
Messaggio di Pasqua 2021
MESSAGGIO DI FR. FRANCESCO LA VECCHIA OP PRIORE PROVINCIALE
DEI FRATI PREDICATORI DELLA PROVINCIA SAN TOMMASO D’AQUINO IN ITALIA
in occasione della
PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE 2021
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».
(Gv 13, 6-8)
Carissimi Confratelli e Consorelle,
Amici tutti nel Signore Gesù, morto e risorto per la nostra salvezza,
vorrei che accoglieste queste mie parole fraterne quale augurio per una Pasqua che ci aiuti a riaccendere quella speranza che, da un anno a questa parte, geme e soffre. Paura e angoscia sembrerebbero aver fagocitato tutti gli spazi della nostra quotidianità, sostituendosi a quella promessa che Gesù stesso ci ha fatto promettendo di restare con noi per sempre (cfr. Mt 28,20). La celebrazione di una nuova Pasqua non può limitarsi ad una semplice gestualità anche se ricca di significati e suggestioni. La fede non è banale emotività da rispolverare annualmente attraverso gesti che, seppur belli e anche necessari, alla fine non ci danno le risposte che chiediamo. Ogni uomo e donna di buona volontà chiedono ogni giorno di capire come vivere, come percorrere le vie della propria esistenza insieme agli altri, come tradurre la propria fede in una vita piena di umanità concreta e felicemente realizzata. Per questo la fede ci spinge a provare a capire la vita vivendola. E vivendola insieme. Per questo vorrei con tutti voi soffermare la nostra attenzione su un particolare che è presente in tutto il racconto della passione di Gesù sino alla sua risurrezione. Un particolare che appartiene a tutti e al nostro quotidiano. Un particolare che non si riduce solo ad una immagine simbolica. Mi viene quasi da sorridere quando, pensando a questo particolare, la gente della mia città natale, quando dovesse parlarne, lo fa quasi con vergona e timore, sino a chiederne scusa e permesso. Eppure ciò di cui voglio parlare è quella realtà che ci sorregge e ci fa camminare. Non è una realtà da nascondere o di valore secondario. Si tratta di un qualcosa senza il quale non potremmo vivere: i nostri piedi!
Piedi che si lasciano lavare... per capire che abbiamo bisogno degli altri.
Quando l’evangelista Giovanni ci racconta della lavanda dei piedi che Gesù compirà dopo la sua cena pasquale, si sofferma su un particolare: la reazione di Pietro davanti alla proposta di Gesù. Probabilmente Pietro rimarrà meravigliato dal gesto che il suo Maestro voleva compiere. Il lavare i piedi ad altre persone era il tipico servizio che svolgevano gli schiavi nei confronti dei loro padroni. Pietro per questo motivo reputa assurdo l’iniziativa di Gesù, tant’è vero che sulle prime sembra rifiutarsi (cfr. Gv 13,6-8). La risposta di Gesù suona quasi come una sentenza dura e minacciosa: se Pietro non si fosse fatto lavare i piedi, non avrebbe potuto prendere parte alla vita e alla gioia promessa dal suo Signore.
Nell’ascoltare e nell’immaginare questo racconto ci poniamo solitamente nel ruolo di Gesù, il quale della lavanda dei piedi ne fa segno e sintesi del servizio quale espressione dell’amore verso gli altri. Questo segno forte, profondo, umano ci invita alla disponibilità quotidiana di saperci chinare sui piedi dei fratelli, per condividere le loro difficoltà, provare a farle nostre, provare a capirle. Ma il senso della lavanda non ha un movimento unidirezionale. Non si tratta solo di dare,di offrire, di servire. Si tratta anche di ricevere. A volte ci convinciamo che l’impegno del cristiano
si realizzi e si esaurisca nel fare, con il rischio di cadere anche in una logica di presunzione. Ci persuadiamo che sono gli altri ad avere bisogno di noi, perché noi pensiamo di non avere bisogno di nessuno e di bastare a noi stessi. L’amore per agire necessita di muoversi in tutte le direzioni. Un amore unidirezionale, un amore che dovesse perdere la sua dimensione dialogica, non sarebbe tale. Per lavare i piedi ai fratelli occorre che con umiltà ce li facciamo lavare noi per primi. Sarà questo il primo vero passo per comprendere l’amore secondo il progetto del Padre. Per essere samaritani entusiasti e convinti, occorre fare l’esperienza della fragilità e del sentire il bisogno dell’altro. Solo quanto sapremo chiedere aiuto ai fratelli, lasciandoci lavare i piedi, potremo farlo agli altri.
Piedi che sopportano il peso della croce... per condividere la sofferenza.
La strada che percorrerà Gesù dopo essere stato condannato a morte è una strada affollata da tanta solitudine e dolore. Eppure c’è tanta gente che assiste all’evento come fosse una rappresentazione. Si tratta di curiosi allenati a vedere nelle sofferenze degli altri un certo spettacolo, un po’ come avviene in un certo giornalismo dei nostri giorni. Una informazione più attenta ai dettagli esteriori che al cuore e alla dignità di chi vive certi drammi. Saranno pochi coloro che avranno compassione per quell’uomo colpevole solo di aver amato e insegnato ad amare. Il dolore delle donne che piangono, la solidarietà imposta del cireneo, sono solo alcuni spiragli di umanità che provano a lavare i piedi all’uomo carico della croce. Ma in realtà sono quei piedi, i suoi piedi ad aiutarlo a sopportare il peso di una croce. Una croce che non è solo quella che si vede, non si tratta solo di legno pesante e ruvido. Quella del Cristo è la croce del tradimento, del rinnegamento, dell’abbandono anche dei suoi più cari amici, dei suoi discepoli. Tanto peso da sopportare. Tanto peso su quei piedi che, passo dopo passo, accelerano il cammino verso la salvezza di tutti. Piedi che portano Cristo e la sua croce. Piedi che raccontano il dolore e la passione di quelle ore. Piedi che hanno nostalgia di cammini percorsi per raggiungere uomini e donne e dire loro una parola buona, una parola di conforto. Piedi che conservano la dolce memoria di una mamma che li ha curati e allevati con quella stessa generosità con cui pronunziò il suo sì all’angelo che le chiedeva di donare i suoi piedi per portare nel grembo il Signore della vita. Piedi che hanno camminato accanto a quelli di un padre buono e giusto, maestro di vita e testimone di obbedienza. Piedi che si sono fatti compagni sul cammino di chi la strada l’aveva smarrita. Piedi silenziosi e solidali con chi aveva chiesto la vita per i propri figli o la restituzione della dignità umana perduta per il proprio o l’altrui peccato. Piedi che hanno supportato l’annuncio della beatitudine a tutti coloro che sarebbero stati disposti a farsi lavare i piedi da un Dio che è solo amore. Piedi, ora, traditi e abbandonati, ma comunque forti e decisi. Una via, una missione, una meta: portare e confortare il Salvatore del mondo sino alla croce. Se i nostri piedi saranno così forti e fiduciosi della presenza del Signore, potremmo portare la nostra croce sino alla fine. La gioia prenderà il posto del dolore e il pianto cesserà, perché la vita ha vinto ancora una volta sulla morte.
Piedi che camminano... per annunciare insieme la gioia della vita!
Il giorno dopo il sabato, nonostante il silenzio che regna su quanto avvenuto e già da molti dimenticato, è un giorno di grande fatica per i piedi di molti.
I piedi delle donne che di buon mattino si recano alla tomba per completare quanto non erano
riuscite a finire il giorno della Parasceve. Piedi che raccontano il dolore davanti alla morte del Maestro. Piedi stanchi nell’andirivieni di quei giorni concitati e tristi.
I piedi di Pietro e del discepolo amato che non si fermano davanti alla tomba spalancata. Piedi che vogliono capire, sapere. Piedi che li spingono ad entrare in quel grande mistero che era per loro la tomba vuota. Piedi che si chinano sul sudario quasi abbandonato per terra. Piedi, quelli del discepolo amato, che accompagnano quelli di Pietro. Piedi che vedono e credono.
Poi ci sono i piedi di Maria di Magdala. Piedi ansiosi e preoccupati perché il corpo del suo Maestro non era più là dove era stato posto. Piedi che cercano di sapere. Piedi rimasti bloccati davanti a quella tomba. Piedi sul cui cammino avviene l’incontro con chi lei pensava fosse il custode di quel giardino. Piedi che sorreggono la gioia smisurata di sentirsi chiamata per nome: Maria! Piedi che la fanno avanzare per riabbracciare il suo Rabbunì. Piedi che si fermano alla richiesta di Gesù che la invita a saper attendere ancora. Piedi che si dispongono a correre per annunciare che Lui è vivo. Piedi che dimenticano stanchezza e dolore perché ora devono dire a tutti che la morte è sconfitta. Il suo pungiglione è stato spuntato dalla forza di quei piedi che hanno portato il Cristo sulla croce. Piedi inchiodati per divenire segno di vita e di risurrezione.
Ancora, i piedi dell’angelo del Signore. Piedi avvolti in bianche vesti pronti a rassicurare il cammino di quegli altri piedi carichi di paura e di dolore. Piedi che annunciano gioia. Piedi belli come quelli del messaggero di buone notizie (cfr. Is 52,7). Piedi che danno fiducia e coraggio ad altrettanti piedi pronti a dimenticare il dolore vissuto. Piedi che si fanno annunciatori di gioia e di speranza. Piedi come quelli che, con tristezza e rassegnazione, stavano percorrendo la via di ritorno per Emmaus. Piedi delusi che incontrato i piedi di chi restituirà loro la vita e la speranza.
I piedi del Risorto che appare ai suoi a porte chiuse. Piedi che assieme alle mani e al costato rivelano che la risurrezione promessa, ora era divenuta realtà, tanto da proclamare che lui è il nostro Signore e il nostro Dio!
Se sapremo accogliere ancora una volta il racconto di quei piedi testimoni dell’amore di Cristo, morto e risorto per noi, anche i nostri piedi saranno belli come quelli del messaggero. E se anche saranno stanchi e acciaccati, o forse sporchi e insanguinati come la storia che ognuno di noi porta dentro di sé, sapranno gioire e sperare ancora perché la nostra umanità ogni giorno può risorgere con colui che è Via, Verità e Vita.
Luminosa Pasqua di Risurrezione nel Signore e buon rinnovato cammino a tutti voi!
Dalla Domus Provincialis Convento Maria SS. dell’Arco SANT’ANASTASIA (NA), 4 aprile 2021 In Resurrectione Domini
Prot. n. 064/2021/P
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
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