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omelia del priore provinciale per l'apertura del giubileo domenicano
Omelia di
fr. Francesco G. M. La Vecchia OP
Priore provinciale dei
Frati Predicatori della
Provincia San Tommaso d’Aquino in Italia
in occasione della
Apertura del Giubileo dell’Ordine dei Predicatori
per gli 800 anni dalla fondazione.
Basilica Santuario San Domenico in Soriano
Soriano Calabro (VV)
7 novembre 2015
Festa di tutti i Santi domenicani
fr. Francesco G. M. La Vecchia OP
Priore provinciale dei
Frati Predicatori della
Provincia San Tommaso d’Aquino in Italia
in occasione della
Apertura del Giubileo dell’Ordine dei Predicatori
per gli 800 anni dalla fondazione.
Basilica Santuario San Domenico in Soriano
Soriano Calabro (VV)
7 novembre 2015
Festa di tutti i Santi domenicani
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Fratelli e Sorelle carissimi,
esulta oggi la Chiesa tutta perche alcuni suoi figli, con il cuore colmo di gioia e di speranza, celebrano 800 anni di storia. La storia di una grande famiglia, di uomini e di donne, consacrati a parlare con Dio e a parlare di Dio. Una storia che trae origine dal cuore e dal vissuto di un uomo definito dal sommo poeta quale “atleta di Dio”. Una storia piena di conquiste costruite accanto a tanti fallimenti e insuccessi umani. Una storia sempre in ascolto di quell’unica Parola, la sola sulla quale è possibile, ogni giorno, gettare ancora le reti della nostra miseria, per raccogliere abbondante la misericordia promessa.
Questa sera la nostra storia ci convoca ancora una volta a guardarci dentro, a capire il cammino percorso, il presente da vivere, il futuro da sognare. Con una sola parola, giubileo, vogliamo celebrare e ricordare, capire e comprendere, sperare e riprendere il largo nel segno di quell’uomo nel cui nome c’era già tutto il suo programma di vita, perché sarebbe stato tutto del Signore, Dominicus. Domenico, il padre dei predicatori.
Carissimi in questo momento vorrei che la gioia che l’Ordine dei Predicatori vive potesse giungere al cuore e alle mente di ogni fratello e sorella che, a vario titolo, vivono il carisma della predicazione, la spiritualità della gioia di chi traduce con la propria vita le pagine del Vangelo di Gesù. Sento forte il bisogno come figlio di questa grande famiglia e come Priore provinciale di questa amata Provincia di San Tommaso d’Aquino in Italia di far giungere il mio saluto affettuoso a tutti i quattro Monasteri delle Consorelle contemplative sul territorio provinciale. Il mio abbraccio alle quattordici Comunità dei frati predicatori della Provincia. Il mio affetto alle sessantasei comunità di Suore domenicane appartenenti a varie congregazioni. Il mio ricordo alle quarantasei Fraternite laiche, ai Giovani del Movimento Giovanile Domenicano. Ai tanti amici e fratelli che in vario modo e riuniti in vari gruppi, gravitano attorno alle nostre realtà conventuali e che insieme con loro proviamo prima a vivere, poi a predicare il Vangelo di Cristo.
Il mio abbraccio a questa comunità di Soriano Calabro, a tutti voi con cui ho deciso di vivere questo storico momento di grazia di aprire questo Giubileo domenicano in questo luogo carico di amore e di segni della misericordia del Padre ottenuti per intercessione di san Domenico nostro padre.
Un giubileo: cos’è e perché celebrarlo. Più volte e in più modi, fr. Bruno Cadoré, nostro maestro dell’Ordine e successore del nostro fondatore, ci ha invitato a vivere il ricordo di questi otto secoli di storia domenicana non rievocando unicamente le glorie del passato. Una nostalgia priva di fede non potrebbe che portarci ad una celebrazione triste e senza senso. Rileggere la storia per divenire ancora più familiari e confidenti dei fratelli e delle sorelle che ci hanno preceduto non può che spingerci a fare oggi, noi, del nostro meglio. Non possiamo pretendere di vivere di una rendita del passato senza che il tesoro a noi consegnato dalla storia venga ravvivato dal nostro impegno e dalla responsabilità dell’oggi. Tramandare una storia non significa assumerla in modo passivo, facendo della responsabilità di chi deve custodire, solo un processo di ibernazione per un mantenimento che diventa sterile e non produce futuro. La storia domenicana da san Domenico ad oggi, ci consegna pagine esaltanti dove l’umanità di ogni figlio dell’Ordine è stata spesa totalmente al servizio della testimonianza della Parola di salvezza. Quindi un Giubileo che ricorda il passato per imparare a vivere il presente. Un Giubileo che trasformi nostalgie passate in speranze vitali per il nostro futuro, pronti alle prudenti, anche se dolorose potature necessarie. Un Giubileo che ci spinga a viverlo con due atteggiamenti: la tenerezza e la curiosità. La tenerezza di figli che chiede ai loro padri di raccontare le storie passate, di un tempo ricco di fascino che incuriosisca noi, nel nostro presente ed essere pronti per imparare ancora ad ascoltare, ad accogliere e ad amare la storia di oggi che ci chiama ad essere testimoni credibili e profeti infaticabili.
Quella tenerezza e quella curiosità che caratterizzarono Domenico. Sono tantissimi gli aspetti affascinanti di quest’uomo apparentemente lontano dal nostro tempo ma ancora cosi attuale, moderno, urgente, necessario. Un uomo senza tempo. Un uomo dalle porte spalancate, senza pregiudizi, capace di fermezza e di altrettanta tenerezza. Non possiamo iniziare questo Giubileo se non bussiamo al cuore di chi è stato promotore e iniziatore di questa grande famiglia, oggi in festa, chiedendogli di raccontare la sua storia, il suo incontro con Cristo. Per ravvivare la nostra gioia abbiamo bisogno di chiedere a Domenico del perché della sua gioia.
La sua umanità innanzitutto. Domenico è stato l’uomo della compassione, capace di guardare al cuore di chi incontrava non per puntargli il dito e giudicarlo, ma per accoglierlo. L’episodio del dialogo fra lui e l’albergatore cataro, incontrato in quel suo primo viaggio, ci da la prospettiva e la misura della sua umanità. Stava viaggiando in una terra che non era ben disposta con i cattolici, anzi. Una terra piena di insidie e di nemici secondo un certo modo di pensare che sopravvive ancora nel nostro oggi. Domenico si pone nudo, senza schemi né pregiudizi, senza difensiva, pronto ad ascoltare. Questo è il primo passo per ogni cristiano. Questa è la regola di ogni figlio e figlia di san Domenico. Senza ascolto e senza dialogo non ci sarà mai incontro ma solo guerre e lotte, soprattutto fra di noi che ci reputiamo membri di una sola famiglia. La sua umanità è il fondamento per riscoprire la nostra fatta ad immagine di un Dio che è tenerezza e mai arroganza, che ascolta prima e poi agisce. Questa umanità tutta fatta ad immagine del Cristo, farà di Domenico il vir evangelicus, l’uomo del Vangelo, capace di rendere chiaro, attraverso i suoi gesti e le sue parole, quello che il Padre di ogni misericordia ha in serbo per ogni suo figlio.
Domenico lascerà che il Signore, ogni giorno, lo plasmasse a sua immagine per essere l’humilis praedicationis minister. L’umile ministro dell’annuncio. Non un annuncio retorico o una predicazione scontata. Non una lunga lista di citazione tali da plagiare menti e convincere assetati compratori di false speranza. Un predicatore convinto che il Signore ama e perdona tutti. Un predicatore certo della bontà del Signore che fa sorgere il sole sui giusti e sugli empi. E soprattutto a questi porge la sua mano, tale da lasciare le novantanove pecore per ritrovare l’unica perduta.
Domenico verifica nella sua storia quotidiana l’amore del Signore, certificando la sua fede nel Vangelo quale univa via, sola verità e tanto desiderata vita. Domenico vivrà la gioia di stare sempre con il Signore. Il Vangelo ci ricorda che Gesù chiamò i suoi apostoli perché stessero con lui, poi per predicare il Vangelo. Non potremmo predicare il Vangelo con gioia se non stiamo con il Signore. Conoscere Gesù significa frequentarlo nella preghiera, nel silenzio, nell’ascolto, così come succede nelle relazioni umane. Perché noi diciamo di volerci bene? Perché stiamo insieme, ci ascoltiamo e forse ci arrabbiamo pure. Cerchiamo di capire cosa pensi l’altro e cosa possiamo donare all’altro. Nello stare insieme, lì, nasce quella conoscenza che porta all’amore. Un grande figlio del nostro Ordine, Tommaso d’Aquino, ci insegna che la conoscenza anticipa e prepara l’amore, quello vero, quello motivato, fondato e duraturo. “Li chiamò perché stessero con lui”. Questo Domenico l’ha capito subito mentre l’uomo di oggi l’ha dimenticato. Stare con lui non è solo uno sciorinare preghiere e formule costruite. Pregare il Signore significare chiedergli di aiutarci a capire come amare, come vivere la nostra umanità nonostante tutte le nostre miserie.
La felice coincidenza del Giubileo domenicano con l’ormai prossimo Giubileo straordinario della Misericordia voluto dal Santo Padre Papa Francesco, ci incoraggia e ci spinge a capire ancora meglio cosa sia la misericordia del Padre. Noi domenicani siamo tutti chiamati ad essere predicatori del Vangelo della Misericordia. La misericordia che ci aiuta a porre davanti ai nostri occhi non le nostre presunzioni ma i sentimenti di Cristo. A porre nel nostro cuore queste domande: Cristo come amerebbe, come perdonerebbe, come agirebbe, come andrebbe incontro ai nemici.
Domenico ottenne ammirazione e successo anche tra i catari che mai considerò nemici né avversari da convincere e persuadere. Domenico fu uomo capace di incontrare l’altrui umanità cosi come è. Per noi stasera riscoprire la gioia di stare con il Maestro che ci chiama ad essere suoi discepoli, deve essere la vera apertura non solo di questo giubileo, ma soprattutto del nostro cuore e della nostra intelligenza. Da questo luogo, spesso, si innalza quell’antica preghiera che chiede a Domenico di realizzare quanto ha promesso in punto di morte: Imple, Pater, quod dixisti!
Stasera, amato e dolce Padre Domenico, ti chiediamo all’inizio di questo cammino giubilare, di aiutare noi a compiere le promesse fatte, ad accoglierci vicendevolmente imparando dalla tua umanità fatta tutta di amore per il Signore. Ti chiedo: aiuta la mia povera vita a farsi ricca di Lui per servire meglio i miei fratelli. Aiuta ogni frate ad essere predicatore di Lui e della sua Parola anteponendo solo la gioia di averlo incontrato per raccontare agli altri la tenerezza dell’amore del Padre. Aiuta le nostre sorelle monache: la loro vita sia fiamma che alimenta il fuoco della predicazione, perché sempre possiamo raccontare di come Dio ci ami tanto. Aiuta le nostre sorelle suore perché siano segno della maternità di Dio e predicatrici instancabili della sua gioia. Aiuta i nostri fratelli e le nostre sorelle laici perché in ogni gesto e parola siano luce della terra per raccontare con la vita l’amore del Cristo. Aiuta tutti noi ad essere innamorati convinti della tenerezza di Dio e curiosi apostoli che non si arrendono davanti alle difficoltà. Aiutaci, come facevi tu, a parlare e stare con Lui. E dopo averlo ascoltato, raccontarlo con la nostra vita.
Dolce Padre Domenico guidaci in questo nuovo cammino che noi tuoi figli iniziamo a percorrere. Toglici i calzari della presunzione per farci camminare a piedi nudi, rendendoli belli come quelli del messaggero di lieti annunzi. Un cammino giubilare tutto con Dio e di Dio. In questo cammino, ne sono sicuro tu ci accompagnerai lasciandoti precedere da quella stella che per tutta la tua vita terrena ti è stata accanto: Maria, la madre di Gesù che ancora una volta aprirà le sue braccia per mostrarci affetto e protezione.
Auguri a tutti voi di un buon Giubileo domenicano per continuare con tenerezza e curiosità ad ascoltare la Via, accogliere la Verità e amare la Vita. Amen.
esulta oggi la Chiesa tutta perche alcuni suoi figli, con il cuore colmo di gioia e di speranza, celebrano 800 anni di storia. La storia di una grande famiglia, di uomini e di donne, consacrati a parlare con Dio e a parlare di Dio. Una storia che trae origine dal cuore e dal vissuto di un uomo definito dal sommo poeta quale “atleta di Dio”. Una storia piena di conquiste costruite accanto a tanti fallimenti e insuccessi umani. Una storia sempre in ascolto di quell’unica Parola, la sola sulla quale è possibile, ogni giorno, gettare ancora le reti della nostra miseria, per raccogliere abbondante la misericordia promessa.
Questa sera la nostra storia ci convoca ancora una volta a guardarci dentro, a capire il cammino percorso, il presente da vivere, il futuro da sognare. Con una sola parola, giubileo, vogliamo celebrare e ricordare, capire e comprendere, sperare e riprendere il largo nel segno di quell’uomo nel cui nome c’era già tutto il suo programma di vita, perché sarebbe stato tutto del Signore, Dominicus. Domenico, il padre dei predicatori.
Carissimi in questo momento vorrei che la gioia che l’Ordine dei Predicatori vive potesse giungere al cuore e alle mente di ogni fratello e sorella che, a vario titolo, vivono il carisma della predicazione, la spiritualità della gioia di chi traduce con la propria vita le pagine del Vangelo di Gesù. Sento forte il bisogno come figlio di questa grande famiglia e come Priore provinciale di questa amata Provincia di San Tommaso d’Aquino in Italia di far giungere il mio saluto affettuoso a tutti i quattro Monasteri delle Consorelle contemplative sul territorio provinciale. Il mio abbraccio alle quattordici Comunità dei frati predicatori della Provincia. Il mio affetto alle sessantasei comunità di Suore domenicane appartenenti a varie congregazioni. Il mio ricordo alle quarantasei Fraternite laiche, ai Giovani del Movimento Giovanile Domenicano. Ai tanti amici e fratelli che in vario modo e riuniti in vari gruppi, gravitano attorno alle nostre realtà conventuali e che insieme con loro proviamo prima a vivere, poi a predicare il Vangelo di Cristo.
Il mio abbraccio a questa comunità di Soriano Calabro, a tutti voi con cui ho deciso di vivere questo storico momento di grazia di aprire questo Giubileo domenicano in questo luogo carico di amore e di segni della misericordia del Padre ottenuti per intercessione di san Domenico nostro padre.
Un giubileo: cos’è e perché celebrarlo. Più volte e in più modi, fr. Bruno Cadoré, nostro maestro dell’Ordine e successore del nostro fondatore, ci ha invitato a vivere il ricordo di questi otto secoli di storia domenicana non rievocando unicamente le glorie del passato. Una nostalgia priva di fede non potrebbe che portarci ad una celebrazione triste e senza senso. Rileggere la storia per divenire ancora più familiari e confidenti dei fratelli e delle sorelle che ci hanno preceduto non può che spingerci a fare oggi, noi, del nostro meglio. Non possiamo pretendere di vivere di una rendita del passato senza che il tesoro a noi consegnato dalla storia venga ravvivato dal nostro impegno e dalla responsabilità dell’oggi. Tramandare una storia non significa assumerla in modo passivo, facendo della responsabilità di chi deve custodire, solo un processo di ibernazione per un mantenimento che diventa sterile e non produce futuro. La storia domenicana da san Domenico ad oggi, ci consegna pagine esaltanti dove l’umanità di ogni figlio dell’Ordine è stata spesa totalmente al servizio della testimonianza della Parola di salvezza. Quindi un Giubileo che ricorda il passato per imparare a vivere il presente. Un Giubileo che trasformi nostalgie passate in speranze vitali per il nostro futuro, pronti alle prudenti, anche se dolorose potature necessarie. Un Giubileo che ci spinga a viverlo con due atteggiamenti: la tenerezza e la curiosità. La tenerezza di figli che chiede ai loro padri di raccontare le storie passate, di un tempo ricco di fascino che incuriosisca noi, nel nostro presente ed essere pronti per imparare ancora ad ascoltare, ad accogliere e ad amare la storia di oggi che ci chiama ad essere testimoni credibili e profeti infaticabili.
Quella tenerezza e quella curiosità che caratterizzarono Domenico. Sono tantissimi gli aspetti affascinanti di quest’uomo apparentemente lontano dal nostro tempo ma ancora cosi attuale, moderno, urgente, necessario. Un uomo senza tempo. Un uomo dalle porte spalancate, senza pregiudizi, capace di fermezza e di altrettanta tenerezza. Non possiamo iniziare questo Giubileo se non bussiamo al cuore di chi è stato promotore e iniziatore di questa grande famiglia, oggi in festa, chiedendogli di raccontare la sua storia, il suo incontro con Cristo. Per ravvivare la nostra gioia abbiamo bisogno di chiedere a Domenico del perché della sua gioia.
La sua umanità innanzitutto. Domenico è stato l’uomo della compassione, capace di guardare al cuore di chi incontrava non per puntargli il dito e giudicarlo, ma per accoglierlo. L’episodio del dialogo fra lui e l’albergatore cataro, incontrato in quel suo primo viaggio, ci da la prospettiva e la misura della sua umanità. Stava viaggiando in una terra che non era ben disposta con i cattolici, anzi. Una terra piena di insidie e di nemici secondo un certo modo di pensare che sopravvive ancora nel nostro oggi. Domenico si pone nudo, senza schemi né pregiudizi, senza difensiva, pronto ad ascoltare. Questo è il primo passo per ogni cristiano. Questa è la regola di ogni figlio e figlia di san Domenico. Senza ascolto e senza dialogo non ci sarà mai incontro ma solo guerre e lotte, soprattutto fra di noi che ci reputiamo membri di una sola famiglia. La sua umanità è il fondamento per riscoprire la nostra fatta ad immagine di un Dio che è tenerezza e mai arroganza, che ascolta prima e poi agisce. Questa umanità tutta fatta ad immagine del Cristo, farà di Domenico il vir evangelicus, l’uomo del Vangelo, capace di rendere chiaro, attraverso i suoi gesti e le sue parole, quello che il Padre di ogni misericordia ha in serbo per ogni suo figlio.
Domenico lascerà che il Signore, ogni giorno, lo plasmasse a sua immagine per essere l’humilis praedicationis minister. L’umile ministro dell’annuncio. Non un annuncio retorico o una predicazione scontata. Non una lunga lista di citazione tali da plagiare menti e convincere assetati compratori di false speranza. Un predicatore convinto che il Signore ama e perdona tutti. Un predicatore certo della bontà del Signore che fa sorgere il sole sui giusti e sugli empi. E soprattutto a questi porge la sua mano, tale da lasciare le novantanove pecore per ritrovare l’unica perduta.
Domenico verifica nella sua storia quotidiana l’amore del Signore, certificando la sua fede nel Vangelo quale univa via, sola verità e tanto desiderata vita. Domenico vivrà la gioia di stare sempre con il Signore. Il Vangelo ci ricorda che Gesù chiamò i suoi apostoli perché stessero con lui, poi per predicare il Vangelo. Non potremmo predicare il Vangelo con gioia se non stiamo con il Signore. Conoscere Gesù significa frequentarlo nella preghiera, nel silenzio, nell’ascolto, così come succede nelle relazioni umane. Perché noi diciamo di volerci bene? Perché stiamo insieme, ci ascoltiamo e forse ci arrabbiamo pure. Cerchiamo di capire cosa pensi l’altro e cosa possiamo donare all’altro. Nello stare insieme, lì, nasce quella conoscenza che porta all’amore. Un grande figlio del nostro Ordine, Tommaso d’Aquino, ci insegna che la conoscenza anticipa e prepara l’amore, quello vero, quello motivato, fondato e duraturo. “Li chiamò perché stessero con lui”. Questo Domenico l’ha capito subito mentre l’uomo di oggi l’ha dimenticato. Stare con lui non è solo uno sciorinare preghiere e formule costruite. Pregare il Signore significare chiedergli di aiutarci a capire come amare, come vivere la nostra umanità nonostante tutte le nostre miserie.
La felice coincidenza del Giubileo domenicano con l’ormai prossimo Giubileo straordinario della Misericordia voluto dal Santo Padre Papa Francesco, ci incoraggia e ci spinge a capire ancora meglio cosa sia la misericordia del Padre. Noi domenicani siamo tutti chiamati ad essere predicatori del Vangelo della Misericordia. La misericordia che ci aiuta a porre davanti ai nostri occhi non le nostre presunzioni ma i sentimenti di Cristo. A porre nel nostro cuore queste domande: Cristo come amerebbe, come perdonerebbe, come agirebbe, come andrebbe incontro ai nemici.
Domenico ottenne ammirazione e successo anche tra i catari che mai considerò nemici né avversari da convincere e persuadere. Domenico fu uomo capace di incontrare l’altrui umanità cosi come è. Per noi stasera riscoprire la gioia di stare con il Maestro che ci chiama ad essere suoi discepoli, deve essere la vera apertura non solo di questo giubileo, ma soprattutto del nostro cuore e della nostra intelligenza. Da questo luogo, spesso, si innalza quell’antica preghiera che chiede a Domenico di realizzare quanto ha promesso in punto di morte: Imple, Pater, quod dixisti!
Stasera, amato e dolce Padre Domenico, ti chiediamo all’inizio di questo cammino giubilare, di aiutare noi a compiere le promesse fatte, ad accoglierci vicendevolmente imparando dalla tua umanità fatta tutta di amore per il Signore. Ti chiedo: aiuta la mia povera vita a farsi ricca di Lui per servire meglio i miei fratelli. Aiuta ogni frate ad essere predicatore di Lui e della sua Parola anteponendo solo la gioia di averlo incontrato per raccontare agli altri la tenerezza dell’amore del Padre. Aiuta le nostre sorelle monache: la loro vita sia fiamma che alimenta il fuoco della predicazione, perché sempre possiamo raccontare di come Dio ci ami tanto. Aiuta le nostre sorelle suore perché siano segno della maternità di Dio e predicatrici instancabili della sua gioia. Aiuta i nostri fratelli e le nostre sorelle laici perché in ogni gesto e parola siano luce della terra per raccontare con la vita l’amore del Cristo. Aiuta tutti noi ad essere innamorati convinti della tenerezza di Dio e curiosi apostoli che non si arrendono davanti alle difficoltà. Aiutaci, come facevi tu, a parlare e stare con Lui. E dopo averlo ascoltato, raccontarlo con la nostra vita.
Dolce Padre Domenico guidaci in questo nuovo cammino che noi tuoi figli iniziamo a percorrere. Toglici i calzari della presunzione per farci camminare a piedi nudi, rendendoli belli come quelli del messaggero di lieti annunzi. Un cammino giubilare tutto con Dio e di Dio. In questo cammino, ne sono sicuro tu ci accompagnerai lasciandoti precedere da quella stella che per tutta la tua vita terrena ti è stata accanto: Maria, la madre di Gesù che ancora una volta aprirà le sue braccia per mostrarci affetto e protezione.
Auguri a tutti voi di un buon Giubileo domenicano per continuare con tenerezza e curiosità ad ascoltare la Via, accogliere la Verità e amare la Vita. Amen.

Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
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