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messaggio per la solennità del s. natale
del priore provinciale
Messaggio di
fr. Francesco La Vecchia OP
Priore provinciale
dei
Frati Predicatori
della
Provincia San Tommaso d’Aquino in Italia
in occasione della
Solennità del Natale del Signore
2019
fr. Francesco La Vecchia OP
Priore provinciale
dei
Frati Predicatori
della
Provincia San Tommaso d’Aquino in Italia
in occasione della
Solennità del Natale del Signore
2019
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Nel mistero adorabile del Natale,
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta.
Generato prima dei secoli,
cominciò ad esistere nel tempo,
per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,
e ricondurre a te l’umanità dispersa.
(dal Prefazio di Natale II)
egli, Verbo invisibile,
apparve visibilmente nella nostra carne,
per assumere in sé tutto il creato
e sollevarlo dalla sua caduta.
Generato prima dei secoli,
cominciò ad esistere nel tempo,
per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,
e ricondurre a te l’umanità dispersa.
(dal Prefazio di Natale II)
Carissimi,
la liturgia del S. Natale celebra e racconta il grande evento della salvezza: il Verbo eterno che si fa uomo per restituire a tutti noi una umanità riconciliata. Sentire parlare di riconciliazione riempie già i nostri cuori di tutta una serie di sentimenti che ogni giorno cerchiamo di raggiungere e di ottenere. Speriamo nella giustizia, desideriamo la pace, invochiamo salute e serenità. Non vorremmo più sentir parlare di guerre e di odi che dividono persino le nostre famiglie e le nostre nazioni. Vorremmo che i nostri giorni potessero essere vissuti in armonia con coloro che incontriamo, con le persone con le quali ci relazioniamo senza alcuna distinzione, senza pensare che l’altro possa essere un nemico o qualcuno lì pronto a tendermi un tranello o, addirittura, a farmi del male. In poche parole, vorremmo che il paradiso regnasse già quaggiù o, per lo meno, quel paradiso come lo immaginiamo un po’ tutti.
Le parole iniziali di questo messaggio, tratte dalla liturgia del secondo prefazio del Natale, non solo ci aiutano a focalizzare in modo netto e chiaro il mistero che celebriamo ma ci danno anche le coordinate per provare a tradurre e spiegare al mondo di oggi in cosa consista il mistero del Natale che riconcilia, ancora una volta, la terra al cielo. Oggi più che mai sembra che tutta la comunità cristiana faccia fatica a tradurre con un linguaggio chiaro e comprensibile cosa significhi celebrare il Natale, cosa voglia dire che Gesù, il Figlio di Dio, ha riconciliato il mondo con la sua nascita, morte e resurrezione. Eppure le parole della liturgia citata esprimono in modo chiaro e bello il significato di questa festa, soprattutto, il motivo per cui il Verbo invisibile, ossia la Parola del Padre, si fa carne per risollevare, riconciliare tutti gli uomini che da tempo, in nome della presunzione e dell’orgoglio personali, avevano deciso di fare a meno di Dio. Invece Gesù, facendosi uomo ed entrando nella storia umana per camminare accanto a ciascuno di noi, vivrà tutta la sua esistenza dalla nascita sino alla sua resurrezione, passando per la dolorosa morte, per reintegrare tutta la creazione secondo il disegno originario del Padre. Reintegrare nel senso di restaurare, riconciliare, riporre l’uomo nella sua condizione iniziale di figlio amato in ascolto del Padre creatore, fidandosi di Lui e delle sue parole che sanno rivelare il senso della vita e la modalità evangelica dell’amare, del dare tutto noi stessi a favore degli altri. Solo così l’umanità dispersa, confusa, senza punti di riferimento, può ritornare su suoi passi. Può correggere i propri errori. Può tornare ad ascoltare la voce del Padre che ci suggerisce e ci spiega la vera vita. Quella vita che il nostro tempo sta rendendo sempre meno umana. Una esistenza tutta rivolta all’efficientismo e al guadagno fine a sé stesso, come se gli uomini fossero pezzi di ricambio di una grande macchina la cui azienda di appartenenza pensasse solo a produrre.
È questa la mia preoccupazione. E spero vivamente sia anche una preoccupazione condivisa con tanti di noi: genitori e giovani, consacrati e sacerdoti, insomma uomini e donne di buona volontà che non hanno alcuna intenzione di imporre niente a nessuno, ma che desiderano innanzitutto capire loro per primi e condividere con il prossimo la gioia della propria fede nel Dio fatto uomo. È questo il pensiero augurale che in questo nuovo santo Natale vorrei condividere con tutti voi. La teologia e la liturgia ci parlano chiaramente del mistero della nascita del Redentore. La prima ce lo propone attraverso le riflessioni di tanti pensatori e fratelli nella fede che ci hanno preceduto e che hanno tentato di tradurre alla gente del loro tempo il significato di questo evento salvifico che ha restituito all’uomo la misericordia di un Dio che per amore della sua creatura ha mandato il suo Figlio unigenito per riconciliare tutti gli uomini. La seconda, la liturgia, attraverso i segni celebra l’evento poiché la comunità dei credenti non può non fare festa per elevare il proprio rendimento di grazie al Signore che chi ha donato suo Figlio per salvarci dal peccato. Parole e gesti che aiutano a comprendere l’opera del Padre che, appunto, voleva che l’umanità dispersa fosse ricondotta al suo cuore misericordioso.
Teologia e liturgia forse non bastano per celebrare il Natale. Non perché siano insufficienti o non riescano a tradurre il mistero, cioè il segno tangibile dell’amore del Padre che riconosciamo nel Verbo fatto uomo, ossia quel bambino Gesù posto nella mangiatoia del presepe. Oggi quanta fatica facciamo tutti quanti nel provare anche noi a far capire che il Natale è di Gesù. O meglio, che Natale è Gesù, si indentifica con lui. È il ricordo della sua nascita nel mondo. Non può esserci un Natale di Cristo e un natale dei centri commerciali. Non può esistere un Natale che dimentichi colui che ne è protagonista, fondamento e motivazione. Eppure le nostre strade sono già illuminate a festa da mesi. Quanti esercizi, negozi, case, luoghi di ritrovo fanno brillare quelle tipiche luci natalizie che creano quella atmosfera direi quasi magica, romantica che ci fa venire un po’ la nostalgia di quando ancora bambini aspettavamo questi giorni. Un’attesa, quella di un tempo, impegnata in mille preparativi e tra queste la letterina a Gesù bambino al quale chiedevamo una lista di regali lunghissima e poi, se nel foglio rimaneva spazio, ricordavamo al Bimbo di Betlemme di dare tanta salute e gioia ai nostri genitori, non fosse altro che per il fatto che mamma e papà ci donavano con i loro sacrifici tutte quelle cose che hanno riempito i nostri giorni passati.
Addirittura una celebre catena di negozi sparsi per tutta l’Europa, nell’offrire i suoi prodotti a riguardo delle decorazioni natalizie, ha specificato che non avrebbe messo a disposizione simboli cristiani ma solo decorazioni. Mi chiedo quale sia il senso di tutto questo? Luci e decorazioni così saranno solo la cornice di un quadro che il nostro tempo sta rendendo sempre più sbiadito. Nessuno vuole imporre niente a nessuno. Ma, al contempo, nessuno può avere l’ardire di mutilare o deformare il significato di un qualcosa che non è solo frutto di gusto o fantasie estetiche personali. La nascita di Gesù, che noi cristiani festeggiamo in quanto discepoli del suo Vangelo, non si limita a vivere un’occasione ludica e spensierata tanto per stare insieme in allegria. Possiamo stare insieme e fare festa in molti altri modi e occasioni anche per il semplice e necessario bisogno di vivere un momento di amicizia condivisa con le persone che ci sono amiche. Ma il Natale non è solo occasione per ritrovarci e stare insieme. Stiamo insieme per celebrare la bontà di Dio che non ha abbandonato l’uomo a sé stesso, schiavo del proprio egoismo che lo rende ancora oggi tanto autoreferenziale da renderlo cieco e non vedere i propri simili accanto. Simili che sono fratelli da ascoltare e accogliere. Persone con cui condividere finalità e progetti tutti rivolti al bene tanto del singolo quanto della comunità intera.
Se rileggiamo attentamente le parole del testo del prefazio, se da una parte le troveremo chiare ed esplicative del senso del Natale di Gesù, dall’altro ci inquietano non poco o, per lo meno, dovrebbero farci riflettere non poco! Per noi, discepoli di Gesù, il Natale non è solo ricordare e fare festa per la sua prima venuta nel mondo. Celebrare il Natale cristiano significa riconoscere che Gesù, il Figlio di Dio, è l’unico Salvatore. Un Messia che, contrariamente ai tanti messia invocati ieri come oggi, non risolve i problemi causati dall’uomo sempre in cerca di capri espiatori. Gesù è il Salvatore nella misura in cui chiede a ciascuno di noi di essere suoi collaboratori nella sua grande opera quale pastore buono e bello di ricondurre l’intera umanità all’amore del Padre. Noi non siamo solo i destinatari di questo annuncio che ci proporne l’identità della gioia secondo il disegno del Padre. Se celebriamo il Natale è anche perché vogliamo condividere l’ansia della salvezza con tutti coloro che incontriamo ogni giorno e annunciare loro una grande gioia che sarà di tutti. Una gioia che non esclude. Una gioia che accoglie e accetta l’altro così come è. Così come il Padre con ognuno di noi.
Il nostro Natale sia buono, perché è Cristo, liturgia eterna, è il segno della bontà del Padre.
Il nostro Natale sia sereno, perché Gesù, il Salvatore ci riconduca ancora una volta al Padre.
Il nostro Natale non si rassegni all’indifferenza e alla neutralità di chi lo svuota del suo significato.
Il nostro Natale sappia tradurre nella vita di ogni giorno che senza di lui non possiamo amare, vivere e sperare.
Il nostro Natale sia di Cristo. Allora sarà festa. E festa per l’umanità riconciliata! Auguri!
Dalla Domus provincialis
Convento Maria SS. dell’Arco,
S. Anastasia (NA), 22 dicembre 2019
803° Anniversario dell’Approvazione dell’Ordine
Prot. n. 184/2019/P
Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
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